Il pavone
L’ho conosciuto diversi anni fa, all’epoca era un ometto
prestante, decisamente belloccio, che credeva di avere il mondo in pugno. Professionista
avviato si destreggiava tra un party ed un aperitivo, perdendosi in continue pubbliche
relazioni. Faceva la ruota, come un pavone. Quanto sono bello, quanto sono
bravo, quanto sono capace. Ci avvicinammo brevemente, trovavo estremamente
fastidiosa questa ridondante apparenza vuota di senso. E lui voleva solo un’altra
tacca sul suo bastone. Mi ha rincorsa per anni, corteggiandomi sempre, gli ho
detto no infinite volte, non si contano gli appuntamenti andati a vuoto.
Non so perché dopo tutto questo tempo ho deciso di
uscirci. Per noia credo. O forse perché l’ultima volta che l’ho sentito ho
percepito che non era pieno di sé come un tempo.
Rimane piacioso, fa sempre la ruota, ma non è più
convinto neanche lui di quest’eterna rincorsa che è stata la sua vita.
Realizzato, senza dubbio, importante e con innumerevoli agganci, ma
irrimediabilmente solo, alla ricerca di quella tenerezza che credeva inutile.
Ha deposto le piume, merita un minimo di passeggera attenzione.
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