sabato 19 maggio 2012

Cucciole

Amore. Tesoro. Pulcino. Luce mia. Principessa. Cucciola… La collezione è infinita. I nomignoli che gli uomini riescono ad inventarsi nei momenti di grazia sono degni dei romanzi Harmony. E noi, inguaribili romantiche, ci sentiamo coccolate e vezzeggiate.
Attenzione però, l’attribuzione di un appellativo generico risolve il problema del riconoscimento. Se il pischello di turno chiama tesoro tutte le donne con cui esce avrà risolto un grosso problema, non dovrà ricordarsi se sta parlando con Maria piuttosto che Paola, uscendone sempre da gran brillante. Lo si riconosce in fretta, lo fa dalla seconda telefonata e noi, momentaneamente incapaci di intendere e di volere, lo interpretiamo come segno di evidente coinvolgimento. A discolpa maschile si può dire che qualche ragione ce l’hanno per tutelarsi. Se ci chiamano con un altro nome, peggio che mai con quello di una ex, è un errore imperdonabile, ci gireranno vorticosamente le palle e gliela faremo scontare per mesi e mesi.
Per me il nomignolo è una cartina tornasole di estrema efficacia per valutare quanto me ne possa importare dell’animaletto in questione. Sono – appena appena leggermente – fuori tempo massimo per essere definita cucciola, ma se l’elemento è interessante riesco a non farmi venire l’orticaria. Il problema è quando il lui cade in disgrazia, anche il banale “tesoro” provoca un moto istintivo di rifiuto e, se è stato stronzo, anche una leggera nausea. Per favore, fammi la cortesia, non chiamarmi proprio.

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