L’animaletto in questione l’ho conosciuto grazie allo shopping tradizionale. 41 anni, presenza piacevole, commerciale, surfista. Al telefono simpatico e dinamico, spigliato e con la battuta pronta. Lo incontro. Look da uomo alternativo – per affascinare dovrebbe essere supportato da una forte personalità, che gli manca decisamente – capello riccio e un po’ lungo con qualche filo grigio, leggermente dinoccolato. Due particolari mi lasciano da subito perplessa: unghie sporche e totale assenza di profumo di fresco e pulito. Momentaneamente accantono e vado oltre.
Gelato e passeggiata. Si lancia in dissertazioni esistenziali costruite sulle sabbie mobili, a grattare la superficie si scorge il vuoto. Inizio poi a cogliere un’infinità di tic nervosi (non ce la posso fare) e di ansie latenti: troppa gente, troppo rumore. Probabilmente tutte scuse per arrivare a chiedermi di salire, “così stiamo tranquilli e ti faccio un massaggio”. Certo, magari mettiamo anche la lavatrice. Al mio diniego, ormai i campanelli d’allarme stanno facendo un concerto, si irrigidisce e comincia a leggermi la vita. Bisogna assecondare i propri desideri, dice, non frenarsi. Riuscire a spiegargli che è esattamente quello che sto facendo e che semplicemente non ho nessuna voglia di averlo in casa è dura.
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