sabato 28 aprile 2012

Ritiro spirituale

Non sono malata. E non penso di farmi suora. Non sono neanche particolarmente triste. Forse a volte, a tratti. Soprattutto non ho voglia di fingere. Mi sono chiusa nel mio bozzolo e ci sto benissimo. Credo che sia arrivato un momento di riflessione nella mia vita. Non ho tagliato fuori il mondo e non credo che siano tutti brutti e cattivi. Ma non ho voglia di fare nulla che io non abbia veramente voglia di fare.
Ho passato buona parte della mia esistenza a cercare di fare le cose giuste nel momento giusto. Ora ho deciso di fermarmi ed ascoltarmi. La vita mi ha dimostrato che le risposte arrivano sempre, sono convinta che sarà così anche questa volta. Che verrà il momento in cui avrò voglia nuovamente di mettere il naso fuori di casa. E se non accadrà, pazienza. Chi mi obbliga ad essere e fare ciò che non desidero? E’ strano, lo ammetto. Per chi ha trascorso buona parte dell’esistenza scalpitando, iperattiva, sempre alla ricerca di qualcosa, fermarsi è una sensazione inattesa. E’ come se tutto improvvisamente rallentasse, i rumori diventassero attutiti. Non credo di essere anestetizzata, sento le mie percezioni, anzi forse sono ancora più allerta. Scelgo con estrema attenzione. Soprattutto le persone. Soprattutto gli uomini. Se non sono minimamente stimolanti, per favore facciano silenzio, sono impegnata a volermi bene.

venerdì 27 aprile 2012

Affabulatore affascinante

Non so perché ho risposto al suo messaggio. In un contesto di incontri estemporanei 500 km di distanza non giocavano a suo favore e tanti prima di lui erano stati depennati a scatola chiusa. Eppure la sua descrizione era fuori dagli schemi, non convenzionale, impunemente sfacciata. Cominciammo a scriverci e molto presto a sentirci. Sono sensibile alle belle voci e la sua era accattivante. Affabulatore affascinante. Tutto era facile, come se ci fossimo sempre conosciuti. Un vortice di comunicazione di cui non sapevamo fare a meno: telefonate, messaggi, chat e lunghissime mail. Ci raccontavamo l’un l’altro, increduli di aver finalmente trovato qualcuno con cui non era necessario mascherarsi. Potevamo deporre le finzioni, essere autentici nelle nostre poliedriche forme. Ci si spostava a velocità vertiginose da un piano all’altro, sereni che dall’altra parte non vi sarebbero stati dubbi d’interpretazione. Porchitudine, dolcezza, passione, profondità, astrazione, scherzo, una perfetta polifonia. L’incontrarsi è stato la conferma, ogni volta. Troppo poche. Come se la nostra vita passata fosse servita solo a prepararci a quell’incontro, a riconoscersi. Con lui non sono mai state necessarie le spiegazioni, bastava essere. Sono stata fortunata, era tutto ciò che avevo sempre desiderato e non pensavo neanche potesse esistere. Ovunque oggi sia, rimane nella mia anima ed io spero di essere nella sua.

giovedì 26 aprile 2012

Orologio biologico

Intorno a me tutti fanno o vorrebbero fare figli. E’ come se si fosse propagata una febbre da riproduzione. Chi già non aspetta e in cerca. Come se la sveglia dell’orologio biologico avesse preso a suonare forsennatamente. Signori è ora di darsi da fare, su che il tempo passa.
La parte più divertente è che inevitabilmente senti che nell’aria aleggia la domanda inespressa: ma tu? Avevo vent’anni e mi dicevano che sarebbe arrivato il momento in cui avrei sentito l’irrefrenabile necessità di diventare madre. Probabilmente il mio timer è bruciato perché la penso esattamente come allora sebbene cominci ad essere un po’ passatella.
Accade che il fatto che io non sia alla spasmodica ricerca di un padre per i miei figli venga scambiato con un disinteresse a priori per il concetto riproduzione. Non è così. Mi piacciono i bimbi e mi piacerebbe essere madre. Peccato non lo ritenga un progetto da costruire a tavolino.
Credo fortemente che una creatura debba nascere da un progetto di vita condiviso, per quanto fuggevole, almeno il momento del concepimento ha un senso profondo solo all’interno di un grande amore. La vita è strana, le cose possono cambiare o finire, ma almeno l’inizio deve essere così. Forse è una visione troppo poetica per la realtà, ma non riesco a liberarmene, e non avendo nulla che assomigli ad un grande amore, almeno reale per quanto momentaneo, lascio che la vita scorra. Non so se sarà destino oppure no, gli anni passano, quindi comincio a credere che non lo sarà, ma non importa, ci sono cose su cui non sono disposta a scendere a compromessi.

martedì 24 aprile 2012

Ci vuole pazienza

Talvolta occorre lasciar andare, perché trattenere non porta a nulla. Anche quando è l’ultima cosa che vorrei fare, anche quando l’istinto sarebbe quello di aggrapparmi con tutte le forse per non veder sparire ciò che desidero. Accanirsi non è produttivo, toglie le energie e svuota lo spirito. Non sempre bisogna cercare le risposte, perché non sempre esistono. Le motivazioni razionali e i perché tentano di dare un senso al fatto che le cose cambiano, indipendentemente da noi e spesso quando non vorremmo.
Devo fermarmi e respirare e lasciar scorrere il tempo. I giorni smorzano l’inquietudine. Il rammarico si stempera nella quotidianità. Ho una memoria fortemente selettiva, ormai la conosco. Il retrogusto amaro che ora sento, con il passare delle settimane scomparirà e rimarranno solo i ricordi positivi, un po’ nostalgici e malinconici. Da rivivere nella memoria, con sguardo indulgente verso un entusiasmo inaspettato e senza età che tutti gli equilibri ha sovvertito. Un giorno non farà più male, devo solo avere pazienza e aspettare.

venerdì 20 aprile 2012

Amare a fondo perduto

Quando non ti aspetti nulla è difficile poter rimanere delusi: è la strategia del ribasso. In una vita di speranze disattese, tradimenti ed abbandoni sono diventata un'esperta.
Quand'ero giovincella e piena di belle illusioni credevo che l'amore e l'affetto che donavo mi sarebbero ritornati, se non in egual misura almeno in parte. Non perché abbia mai creduto che nelle emozioni ci sia un valore di scambio, tanto dò e tanto ricevo, ma perché immaginavo che il bene potesse portare solo ad altro bene. Non è così, o almeno non sempre, forse quasi mai.

Ho imparato che bisogna amare a fondo perduto. I gesti d'amore sono come pietre lanciate in uno stagno, a seconda di dove cadono potresti non veder arrivare fino a te i cerchi concentrici dell'acqua che ne conseguono.
Ammetto di non essere sempre così brava, attenta e scrupolosa. Talvolta cado ancora nell'errore pietoso di attendere un riscontro, piccolo o grande che sia, e quando non arriva mi rendo conto del perpetrato errore. Che non è quello di aver dato, non credo che si sbagli mai a donarsi, ma nell'aver sperato di essere raccolta ed accolta. Ed invece no, a volte, forse a tratti, ma mai crederci fino in fondo.

giovedì 19 aprile 2012

Farsi lasciare

Chiudere una relazione, laddove non si ricorra a mezzucci traversi, richiede coraggio, virtù sconosciuta ai più. Non per nulla spesso chi lo fa, cuor di leone, si nasconde dietro a sms, mail e telefonate, che permettono la comunicazione del messaggio ma eliminano il contatto umano, che è la parte più straziante. Guardare negli occhi una persona, che si è amata o a cui comunque si è voluto molto bene, e dire che è tutto finito, quant'è difficile. Non solo per il nostro dolore, ma per quello che si legge negli occhi dell'altro ed in cui ci si specchia. Per quanto si arrivi ad una fine serena e consapevole si tratta comunque di una sconfitta. Il rammarico per tutto quello che avrebbe potuto essere, quello che avremmo voluto che fosse, e non è stato. È sempre un sogno infranto. Guardare in faccia questa sofferenza richiede una forza che in pochi hanno. Così ricorrono ad espedienti traversi e sovente ripiegano sul modo più subdolo: il farsi lasciare. Strategia sibillina, che gioca sulla distanza, sul far mancare all'altro tutto, pezzetto dopo pezzetto, fino a che stremato si assumerà l'onere e la responsabilità della decisione. È un lavorio lento che richiede indubbiamente grande pazienza e che logora lo spirito di chi vi è sottoposto, che non riesce a comprendere perché nulla è più come prima ed a precisa domanda riceve una delle più infide risposte: "ma no, figurati, è una tua impressione". Costoro meritano una sola risposta: "Hai ragione, nulla è certo se non la tua piccolezza".

mercoledì 18 aprile 2012

Bradipo asmatico

Erano anni e anni che non mi ammalavo. E non uno di quei raffreddori o malesseri passeggeri che talvolta capitano, ma una di quelle belle influenze che ti costringono a dichiarare forfait, a deporre le armi ed infilarti sotto le coperte rantolante. Un’immagine sexy quanto un bradipo asmatico.
Considerando che è stato il primo giorno di malattia i tanti anni lavorativi, potrei quasi supporre che sia un segno del destino. Ora leggo i fondi dell’antibiotico così magari capisco che significa.
Ricordo che quando ero piccola ammalarsi era bellissimo. Sarà che anche allora capitava di rado, ma era il momento per essere al centro di ogni attenzione. Coccole in abbondanza, squisitezze a profusione e tanti vizi. Mamma arrivava sempre con un dono, quasi a volersi far perdonare per aver permesso che io potessi non star bene Un peluche o più spesso un libro apparivano a consolarmi. Al caldo sotto le coperte vedevo le ore scivolare attraverso la finestra, guardando la tv o leggendo senza nessuna fretta, tra una spremuta ed un the caldo. Tanto tempo fa.
Oggi eravamo io e la gatta, a cui non è parso vero questo mio presenzialismo. Le persone a cui voglio bene, stupite da questa debacle dell’inossidabile, mi hanno coccolata con messaggi e telefonate. Come sempre c’è chi brilla per la propria assenza, ma non mi stupisco più.
Temevo solo che le tante ore a tu per tu con me stessa producessero troppi pensieri, non è accaduto. Il che può significare solo due cose: o penso già troppo di solito o i miei ultimi due neuroni, Amilcare ed Adalgisa, si sono ammalati pure loro.

martedì 17 aprile 2012

Sassolini

Non ero capace ma sto imparando: togliersi ogni tanto qualche sassolino dalla scarpa da profonde soddisfazioni. Soprattutto rende improvvisamente manifeste le dinamiche di potere.
L’incapacità di autoanalisi di alcuni individui mi lascia ancora oggi talvolta basita. Di solito sono coloro che si ergono a depositari di una verità assoluta su tutto e tutti. Sanno dirti esattamente quanto e dove stai sbagliando, apprendisti stregoni della psicanalisi. Se ti trattano male è per il tuo bene, se ti feriscono con parole taglienti è perché tu non sei in grado di comprendere la loro bontà d’animo nell’aprirti gli occhi, se per caso osservi che potrebbero anche stare sbagliando si arrabbiano accusandoti di non accettare le critiche. Di solito sono gli stessi che giocano sul sentimento che provi nei loro confronti per farti fare ed accettare praticamente tutto, pur di trattenerli. Il giorno in cui rinsavisci e fai notare che la comunicazione e gli affetti richiederebbero uno scambio bidirezionale improvvisamente spariscono. E se hai la malaugurata idea di segnalare che forse sono dei biechi opportunisti, la loro coda di paglia si fa di spropositate dimensioni. Anche questa volta sei tu a non aver capito la loro immensa purezza d’animo.

lunedì 16 aprile 2012

Nonna Abelarda

Sto diventando un lupo solitario, forse anche un po’ noiosa. Una sorta di incrocio tra nonna Abelarda e una vecchia zitella. Ho però deciso di non preoccuparmene. Di non stare a sentire chi vorrebbe insegnarmi a vivere, chi ritiene che la vita “giusta” è un’altra, chi mi domanda perché non abbia un fidanzato o qualcosa che ci assomigli. Ho voglia di ascoltare me stessa e basta, di fare solo ciò che mi piace e che mi fa star bene.
E’ stato un processo lungo arrivare a comprendermi e a prestarmi attenzione. Siamo tutti differenti, non è detto che quello che va bene ai più debba interessare anche a me. Non credo di dovermi sentire in colpa o sbagliata per questo. La vita lavorativa è connotata dal dovere, in quella privata sono libera di fare ciò che mi piace e desidero. Sacrificare se stessi innalza forse sull’altare dei buoni ma alla lunga non appaga, non me ne importa nulla di esse incensata. Inoltre ogni periodo dell’esistenza è connotato da un proprio ritmo, senza che ve ne sia uno più giusto di altri. Il mio ora è questo, magari tra un giorno cambia oppure no. Se sono serena con la copertina sulle ginocchia e per me non è un problema, non capisco perché lo debba essere per gli altri.

sabato 14 aprile 2012

Carezze per l'anima

Ci sono parole che andrebbero ripetute, senza mai stancarsi di farlo.
Ci sono parole che per poter essere ripetute dovrebbero essere dette.
Ma gli esseri umani spesso sono codardi e credono di avere tutto il tempo del mondo. Non è così. Il tempo finisce, di solito quando meno te lo aspetti. La consapevolezza ed il timore di quest’ineluttabilità mi accompagnano da parecchio. Domani, tra dieci minuti, in qualsiasi momento, tutto può cambiare. E ciò che mi colpisce non è il fatto che possano sparire le “cose”, bensì le persone.
Ti amo, ti voglio bene, sei importante, sei speciale. Non sono solo parole ma carezze per l’anima. Dirle fa bene a noi e a chi le ascolta.
E' per me inconcepibile credere che averle già dette ieri o un anno fa sia abbastanza, non lo è mai. Neanche ci fosse un tariffario massimo o il rischio d’indigestione, una volta al mese e non di più. Quando gli uomini sono parchi con le parole, il mio istinto è quello di dir loro: abbiamo già fatto l’amore, perché dovremmo rifarlo? E’ la medesima questione.
Ma vale per tutto, per gli amori, per gli amici, per gli affetti famigliari. Abbiamo la straordinaria opportunità di comunicare i nostri pensieri ed i nostri sentimenti, non sfruttarla è pura follia. Le parole sono un bene prezioso, spesso valgono più di mille regali, di certo rendono migliori le giornate e la vita. A tacere non si ottiene nulla se non un’unica certezza, che verrà il momento in cui ci pentiremo amaramente di tutte le parole non dette.

venerdì 13 aprile 2012

Ho creduto ed ho scoperto

Ho creduto di poter condizionare il corso degli eventi, ci ho anche provato.
Ho creduto che modificando il mio comportamento e le mie azioni avrei condizionato quelle degli altri.
Ho creduto che la giusta strategia avrebbe prodotto adeguati risultati.
Ho creduto che comportarmi bene servisse.
Ho creduto che essere stronza servisse.
Ho creduto di poter convincere, di riuscire a far comprendere.
Ho creduto che mentire avrebbe portato a qualcosa ed ho provato ad essere diversa da me.
Ho scoperto che non funziona.
Ho scoperto che la vita segue vie spesso imperscrutabili.
Ho scoperto che desiderare non è sufficiente per avere.
Ho scoperto che amare non porta necessariamente ad essere amati.
Ho scoperto che avere un cervello che funziona è spesso un problema.
Ho scoperto che essere sensibili è il miglior modo per soffrire.
Ho scoperto che quel che conta è essere sincera con me stessa.
Ho scoperto che essere schietti è più facile.
Ho scoperto che si sopravvive alla solitudine, che può diventare una buona compagnia.
Ho scoperto che essere vera ha un prezzo altissimo ma paga molto di più.

giovedì 12 aprile 2012

Toccare

L’ho conosciuto una sera di fine estate, appena tornata dal mare, con la pelle abbronzata e la positività che nasce dal riposo. Una serata assurda con persone bizzarre. Ho iniziato a considerarlo a tarda ora, era bruttino, non particolarmente faceto. Quando per caso le nostre pelli si sono sfiorate la chimica era evidente. Personaggio strano, molto complesso e strutturato, affascinante a modo suo.
Dopo esserci visti un paio di volte è sparito per ricomparire mesi dopo come se nulla fosse. Lo fanno spesso, ma tornano sempre. Abbiamo ripreso la frequentazione, ci si vedeva pochissimo, confinati nel recinto dei suoi mille paletti. Le serate e le notti trascorse insieme, per quanto sporadiche, erano bellissime, tra prelibatezze cucinate da lui, ottimi vini, discorsi profondi per nulla scontati, sesso fantastico. Nato come un diversivo con il trascorrere dei mesi era nato un sentimento. Solo per me, ovvio. Ogni qual volta affrontavo l’argomento lui si trincerava in riflessioni esistenziali su come lui fosse lontano da dinamiche tradizionali, quante parole inutili. Anime a contatto part time, direi.
La vita ci ha allontanati, non ci siamo più visti, telefonate sempre più rade. Mi ha raccontato che aveva  una persona che gli toccava il cuore. L’ho risentito l’altro giorno dopo parecchie settimane. Poche ore dopo mi scrive un sms “…mi fai sempre un certo tipo di effetto. Magari non esattamente quello che vorresti tu ma… certamente intimo…”. E’ evidente che nonostante ci sia chi gli tocca il cuore, ritenga che io gli toccassi benissimo altro. Devo ammettere che la tentazione di rispondergli “fanno 100 euro l’ora” è stata forte, fortunatamente rimango una signora ed il silenzio la miglior risposta.

mercoledì 11 aprile 2012

Una sola faccia

Detesto l’ipocrisia, non riesco a comprenderla, mi crea un fastidio fisico. La coerenza è preziosa ma poco diffusa, quasi che pensare, dire e agire coerentemente sia un’operazione troppo difficile per il genere umano.
Molti si comportano a seconda di dove tira il vento, non si danno neanche la pena di ritrattare azioni e affermazioni precedenti, semplicemente cambiano le carte in tavola come se nulla fosse. Le idee mutano nel tempo, è normale per qualsiasi essere pensante dotato di un minimo intelligenza. Confrontarsi con il prossimo può portare a scoprire nuovi punti di vista, possono variare le circostanze e il contesto in cui ci troviamo, possiamo trasformarci noi. Innumerevoli quindi sono le motivazioni per cui capita di cambiare idea, segno di maturità è rendersene conto e non arroccarsi nella propria posizione. Ma i più non hanno una convinzione, semplicemente se ne mettono una addosso a seconda del momento, spesso in funzione di presunte utilità.
I migliori poi si riempiono la bocca di parole che non corrispondono a  pensieri, saturi di frasi ad effetto e poca sostanza. Se provi ad andare oltre la superficie patinata trovi vuoti siderali. Sono i sostenitori delle teorie comportamentiste spinte: siamo tutti bravi e simpatici, pronti a conquistare il mondo. Regalano illusioni e identità fittizie, per sentirsi apparentemente migliori; in verità le vendono a caro prezzo, imbonitori d’altri tempi.
Io provo a deporre le armi e a togliermi le maschere. Le idee forse non sono sempre chiare, anzi talvolta proprio confuse, ma almeno sono mie e di faccia ne ho una sola.

martedì 10 aprile 2012

Silenzi ed attese

Quando ero giovane – molto più di adesso, è chiaro – credevo che tutto sarebbe accaduto da un momento all’altro. Mi aspettavo che la mia vita si dipanasse in un rapido ed incessante susseguirsi di avvenimenti e scalpitavo nella frenesia di scoprire le mirabolanti avventure del mio futuro. Beata adolescenza.
E’ vero, le sorprese non sono mancate, ma di molte avrei fatto volentieri a meno. Inoltre gli anni, e soprattutto gli uomini, mi hanno insegnato che l’accadere è incastonato dentro all’attendere. La mia esistenza è stata connotata dai silenzi e dalle attese. Innumerevoli. Un tempo le vivevo con ansia, ho faticato ad imparare a conviverci, ad accettare che nulla potevo contro l’inevitabile. Tutt’oggi talvolta lotto con l’irruenza e l’impulsività che vorrebbero smuovere le acque, far accadere e far parlare.
Ho imparato a dar spazio alla pazienza ed al respiro. Cerco di aprire la mente, tentando di comprendere se quel che attendo vale l’attesa. Sposto l’attenzione su ciò che ho. Fosse anche solo il vento nei capelli, lo sciabordio delle onde ed i miei pensieri in cui tuffarmi e ritrovarmi. Tutto scorre, cambia faccia, accade e passa, io rimango. Il silenzio e l’attesa non sono più tempi vuoti ma opportunità per stare con me.

sabato 7 aprile 2012

Abbraccio cercasi

Vorrei un abbraccio. Uno di quelli grandi che ti avvolgono. Uno di quelli che ti fanno sentire in pace con la vita, che ti portano in un’altra dimensione. Sono poche le persone che sono capaci di farli. I più ti stringono, ma percepisci chiaramente che la loro anima è altrove. Spesso l’abbraccio è vissuto come un proforma, un modo di fare, un mezzo per arrivare ad altro o non vi si dà peso. Invece può essere poesia.
Potrei provare a mettere un annuncio in bacheca: “Cercasi abbracciatore. Possibilmente con buon odore, braccia lunghe e anima limpida. Si richiedono incontri settimanali di almeno un’ora.” Chissà che non venga fuori un casting degno di tale nome. Almeno risolverei parte del problema. Perché il rischio più grande è l’astinenza, che porta ad accontentarsi di abbracciuncoli di seconda categoria. Sono quelli che inizi con entusiasmo e dopo pochi secondi ti rendi conto che vorresti essere altrove, lontana anni luce. Che forse il gatto dà molta più soddisfazione. Gli Abbracci veri, quelli DOP per intendersi, si riconoscono molto rapidamente. Perché non senti fastidi, posizioni scomode, noia ma solo un benessere diffuso. Quando non è un corpo ad accogliere l’altro ma sono le anime che si fondono. Quando è permesso arrendersi, abbandonare le difese, finalmente respirare. I migliori danno senso all'esistenza.
 

venerdì 6 aprile 2012

Speed date

Ho provato una nuova forma di shopping: lo speed date. Letteralmente appuntamento veloce, aggiungerei spesso non abbastanza.
E’ una forma di socializzazione organizzata, credo ormai conosciuta da chiunque, in cui gentili signore dovrebbero incontrare affascinanti ometti. Tutto ciò avviene in un tempo dato, ciclico, di sei minuti, durante i quali i soggetti in questione si siedono davanti ad ogni donna per un inizio di conoscenza. Alla fine della serata si dovrebbero indicare delle preferenze a cui concedere la propria mail e numero di telefono. Sei minuti possono essere eterni.
Si sono avvicendati al mio tavolo una serie di esemplari inqualificabili, mi rifiuto di pensare che siano un campione esemplificativo del genere maschile, piuttosto di un film horror di terza categoria. Mi hanno giurato che in altre occasioni è meglio, ho qualche dubbio.
Questi estratti di umanità parallela avevano in gran parte una caratteristica in comune: l’alito fetente. Ora mi domando: ma se sai che devi stare a cinquanta centimetri da delle donzelle non sarebbe il caso di succhiare una mentina? Il panorama triste ma variegato: dal giovane di belle speranze (poche) con una camicia rosa uscita da un armadio anni ’90 all’allevatore della provincia granda, ospite fisso e tutor per i novizi. Il tuttologo, il son pieno di soldi ma vorrei una vita alternativa, l’ancora celibe a 50 anni - con suo sommo rammarico - che forse sarebbe il caso si facesse delle domande e desse delle risposte. Diversi separati tutti uguali: “sai è stata dura ma mi sto rifacendo una vita”, si fossero tumulati era meglio. Ma su tutti vinceva l’impiegato di una comunità di recupero per malati mentali, di cui temo sia stato il primo paziente, che con sguardo vitreo e mano tremolante affermava: “sai, è parecchio che volevo partecipare, ma dovevo prepararmi, mi piace arrivare pronto”. Avendo esaurito la pazienza forse la mia risposta non è stata troppo diplomatica: “dovevi finire il ciclo di psicofarmaci?”.

giovedì 5 aprile 2012

Le regole dell'amante

Ho una giovane amica, tenera ed un poco ingenua. Non so quanto le convenga starmi vicino.
Un tale, a suo dire affascinante, la sta corteggiando. E’ sposato e a lei non pare il caso. Peccato, ho cercato di spiegarle che fare l’amante può essere molto piacevole.
Bizzarro come tutti gli uomini dichiarino di non aver mai tradito la propria metà. A tutte le donne è capitato almeno un corteggiatore sposato, che ci siano in giro degli ologrammi?
Gli uomini impegnati che iniziano una storia extraconiugale si dividono in due gruppi. Quelli che fin dall’inizio dichiarano che non lasceranno mai la propria famiglia e quelli che giurano che da un momento all’altro faranno il grande passo. I primi sono rari e benché di primo acchito possano apparire i più stronzi sono i migliori, almeno non t’ingannano. I secondi sono la maggior parte e riescono a mentire persino a loro stessi. La realtà è che la moglie non la lasciano praticamente mai, le poche volte in cui si separano è perché l’ha deciso lei.
Alcuni consigli per le giovani fanciulle sono perciò indispensabili.
Evita di diventare l’angolo del confessionale, non sei la sua psicologa. Non correre ogni volta che chiama o diventerai anche tu un’abitudine. Non vivere in funzione dei cinque minuti o smetterai di vivere. Godi del bello che ti può dare, sempre consapevole che è passeggero. Non t’innamorare e non credere alle promesse, sono bugie a cui talvolta credono anche loro. E soprattutto non sperare e non fare in modo che la moglie vi scopra così lui la lascerà, perché di solito accade esattamente il contrario e non lo vedrai più.
Se hai ben presente fin dall’inizio tutto ciò e non t’illudi, fare l’amante è molto divertente. Il lui in questione gioirà ogni qual volta ti può vedere perché è un evento, non la normalità. Farà i salti mortali per ottenere la tua attenzione. Lascerai ad altri i problemi della quotidianità, godendo solo del bello e dell’extra-ordinario. Divertiti, è un passatempo.

mercoledì 4 aprile 2012

Parole e azioni

La risposta più rapida è l’azione.
Così mi dicevano tanti anni fa. Faceva parte di uno stock di frasi fatte di cui alcune persone che frequentavo allora si riempivano la bocca. Al di là delle frasi c’era il vuoto, ma questo l’ho scoperto tempo dopo.
Di per sé l’affermazione è pregnante, peccato spesso per gli uomini diventi un alibi. Molti si trincerano dietro al fatto che non parlano perché in realtà agiscono e le loro azioni dovrebbero essere molto più rilevanti. Alcuni ci credono veramente mentre lo dicono, per i più è una scusa per fare ciò che vogliono e poi dirti che hai capito male. Il punto è che le parole attribuiscono significati più profondi a molte azioni, ne aumentano lo spessore e il senso. D’altronde le parole senza fatti che le concretizzino rimangono sospese nel tempo, sovente promesse di un qualcosa che dovrà avvenire e si trasforma in un eterno Godot. Giocare sul dubbio dell’interpretazione, sul non intendevo e sul non credevo, fornisce scappatoie e pretesti per cambiare le carte in tavola. Alla fine sei sempre tu che hai capito male. Così vivi nel dubbio e se domandi o cerchi di capire diventi irrimediabilmente problematica, gli impedisci di giocare a nascondino.
Parlare e agire coerentemente obbliga ad essere sinceri intanto con se stessi e poi con il prossimo. Richiede onestà intellettuale ed emotiva. Richiede coraggio, questo sconosciuto.

martedì 3 aprile 2012

Immagini

E’ sempre interessante raffrontarsi con l’immagine che gli altri hanno di me, ricordo con precisione la prima volta in cui ne ho avuto piena e lucida consapevolezza. Quando avevo una ventina d’anni mi feci fare un book fotografico, volevo delle immagini di me stessa che rimanessero nel tempo e fissassero l’allora gioventù. Quant’ero saggia già allora e quanto tempo è passato!
Il fotografo che mi ritrasse aveva scelto tre generi di abbigliamento molto diversi, che diedero un tono differente ad ogni gruppo di immagini. Un morbido maglione d’angora rosa, un abito da sera e una manton di seta nera dalle lunghe frange. Le fotografie erano splendide e a tutti quelli che le guardarono chiesi quali preferissero. Si divisero quasi equamente. Approfondendo i motivi che li avevano portati a sceglierne alcune piuttosto che altre mi resi conto che avevano prediletto la tipologia che più rispecchiava l’immagine che loro avevano di me. E non solo ne piacevano solo alcune, ma spesso vi era il rifiuto di tutte le altre. Chi mi vedeva tenera respingeva l’idea che io potessi essere passionale o misteriosa.
Così è sempre stato. Gli altri acquisiscono un modo di vedermi e la maggior parte delle volte non contemplano neanche l’idea che esistano degli aspetti diversi, addirittura conflittuali. Individuano un ruolo o un’immagine che per loro avrò sempre. Poche e straordinarie sono le persone che comprendono la complessità dell’essere e che ne apprezzano la poliedricità.

lunedì 2 aprile 2012

Famolo strano

Lo shopping on line da la possibilità di conoscere tanti animaletti, i più sono di una banalità imbarazzante, molti raggruppabili in generi. Uno dei più numerosi, seppur con accezioni leggermente diverse, è formato da quelli in cerca di una trombata passeggera. L’avventura è già una situazione troppo strutturata. Pagando, e neanche cifre esorbitanti, risolverebbero la questione in modo più rapido ed efficace, ma probabilmente così risparmiano e si sentono dei latin lover. Li si riconosce rapidamente perché più o meno alla terza battuta scatta la fatidica domanda: “ma tu sei passionale?”. Che fenomeni. Tempo fa cercavo di articolare risposte diplomatiche che rendessero più elegante un rapido “fottiti”, oggi ho trovato la risposta adeguata: “no, mi spiace, sono proprio frigida”. Rimangono destabilizzati.
Ci sono poi quelli che se la giocano con più calma, iniziano con le domande classiche per poi ripiegare su fantasie trasgressive o pseudo tali. Cominciano a raccontare le loro mirabolanti avventure sessuali credendo di scandalizzare o eccitare. Ed allora si che inizia il divertimento. Perché quando gli rispondi a tono, facendogli rapidamente capire che sei molto più avanti e che hai abbandonato tanto tempo fa il mondo della fantasia per quello della realtà, battono la ritirata. I lupi mannari diventano degli agnellini, classici esemplari del vorrei ma non posso. Certe cose chi le fa veramente non le racconta alla prima chiacchiera. Il “famolo strano” lasciatelo a Verdone, siete pietosi.

domenica 1 aprile 2012

Fatti sotto

Lungo il corso della vita capitano eventi che la stravolgono sensibilmente. Fatti che, al di là dell’essere belli o brutti, lasciano un segno indelebile, scombussolando equilibri ed abitudini. Quando capita vorrei che il mondo si fermasse, dandomi il tempo di respirare ed assimilare con calma quel che mi sta accadendo. Cerco in ciò che mi circonda i medesimi solchi della mia anima e non trovo riscontro. Mi piacerebbe che il fluire si sospendesse in un fermo immagine che corrisponda alla bolla che aleggia nella mia mente. Invece, inesorabile la vita continua a scorrere, come se nulla fosse.
Mi guardo intorno e mi accorgo che nulla è mutato, tutto è esattamente come prima, eppure ogni cosa mi appare diversa. Come se un cono di luce illuminasse lati fino ad allora rimasti nell’ombra. Occorre allora ritrovare il bandolo della matassa, riconquistare con calma un nuovo equilibrio. Tentare di recuperare il vecchio è una completa perdita di tempo, non può funzionare, perché io non sono più la stessa. Un pezzetto per volta cerco un assetto diverso, ci vuole tempo e pazienza. Non voglio però chiudermi alle tempeste emotive, sono quelle che rendono interessante l’esistere.
Io sono qui, fatti sotto vita.