mercoledì 18 aprile 2012

Bradipo asmatico

Erano anni e anni che non mi ammalavo. E non uno di quei raffreddori o malesseri passeggeri che talvolta capitano, ma una di quelle belle influenze che ti costringono a dichiarare forfait, a deporre le armi ed infilarti sotto le coperte rantolante. Un’immagine sexy quanto un bradipo asmatico.
Considerando che è stato il primo giorno di malattia i tanti anni lavorativi, potrei quasi supporre che sia un segno del destino. Ora leggo i fondi dell’antibiotico così magari capisco che significa.
Ricordo che quando ero piccola ammalarsi era bellissimo. Sarà che anche allora capitava di rado, ma era il momento per essere al centro di ogni attenzione. Coccole in abbondanza, squisitezze a profusione e tanti vizi. Mamma arrivava sempre con un dono, quasi a volersi far perdonare per aver permesso che io potessi non star bene Un peluche o più spesso un libro apparivano a consolarmi. Al caldo sotto le coperte vedevo le ore scivolare attraverso la finestra, guardando la tv o leggendo senza nessuna fretta, tra una spremuta ed un the caldo. Tanto tempo fa.
Oggi eravamo io e la gatta, a cui non è parso vero questo mio presenzialismo. Le persone a cui voglio bene, stupite da questa debacle dell’inossidabile, mi hanno coccolata con messaggi e telefonate. Come sempre c’è chi brilla per la propria assenza, ma non mi stupisco più.
Temevo solo che le tante ore a tu per tu con me stessa producessero troppi pensieri, non è accaduto. Il che può significare solo due cose: o penso già troppo di solito o i miei ultimi due neuroni, Amilcare ed Adalgisa, si sono ammalati pure loro.

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