sabato 31 marzo 2012

Andare oltre

Mi sono crogiolata nel dolore, ho accarezzato la mia sofferenza, sono sprofondata nella tristezza ed ho pianto, tanto. Ho fatto la quindicenne. Quando ti sembra che nulla potrà cambiare, che tutto sarà grigio per sempre e che l’anima vada in pezzetti.
L’adolescenza però è passata da un pezzo, sono grandicella e occorre andare avanti. E poi diciamocelo: essere tristi è di una noia mortale. Dopo qualche giorno divento fastidiosa a me stessa.
Sfortunatamente non mi hanno ancora dotato di bacchetta magica – mancava nel pacchetto vita – quindi le cause delle tristezza non riesco a farle scomparire d’incanto, posso solo metterle da parte, accantonarle in un cantuccio, sempre la solita teoria dei cassetti.
Riflettendoci... la mia anima deve avere una cabina armadio invidiabile.
Ogni tanto i pensieri bastardi riaffiorano ma io con prontezza invidiabile distolgo l’attenzione e mi concentro su altro, possibilmente piacevole. Come ci riesco? Non ne ho idea, ma funziona.
Sono l’unica con cui devo condividere ogni istante della mia vita, tanto vale che sia una compagnia piacevole.

venerdì 30 marzo 2012

La sindrome della brava bambina

Da piccola mi hanno insegnato che dovevo comportarmi bene, essere buona e rispondere in modo educato. Sono cresciuta impegnandomi a cercare di fare tutto nel miglior modo possibile. Speravo che ciò da qualcuno – non so chi – fosse riconosciuto e mi illudevo che se fossi stata abbastanza “brava” il mondo lo sarebbe stato con me. Un pessimo affare.
Voler essere perfetti è una fatica improba, costringe a non accontentarsi mai, a porre l’attenzione su ciò che non va piuttosto che su quello che si è raggiunto. Non ci si può mai rilassare. Quando meglio è possibile, buono non è abbastanza. Che stronzata. Cercare poi di indovinare quello che in teoria gli altri si aspettino da me richiede doti divinatorie degne di una sibilla, continue negazioni dei miei desideri per adattarmi a quelli degli altri.
E' una malattia, si chiama sindrome della brava bambina.
Il bello è che alla stragrande maggioranza delle persone non solo non gliene importa un bel niente di quel che faccio io, ma le loro azioni, comportamenti e pensieri sono condizionati in modo infinitesimale dal mio modo di essere.
Fortunatamente sono guarita, salvo qualche piccola ricaduta. Meglio essere me stessa, libera di dire quel che penso e di fare quel che voglio, con tutti i rischi e le conseguenze. Deliziosamente imperfetta.

giovedì 29 marzo 2012

Standard minimo

Incontentabile. Mi sono domandata infinite volte se lo fossi davvero. Le volte in cui non mi sentivo a posto in relazioni sulla carta “giuste”. Quando una persona mi infastidiva e veniva allontanata ancor prima di avvicinarsi, anche senza aver fatto nulla di così pessimo. Nei momenti in cui mi ritrovavo da sola a casa sul divano, preferendo la solitudine a tanti inviti.
A lungo mi sono chiesta cosa stessi veramente cercando. Non trovavo risposte. Una parte di me si ostinava a credere che prima o poi – come sempre capita – la vita me le avrebbe fornite. Un’altra credeva stessi semplicemente diventando una vecchia zitella acida. Che non è escluso. La vita ha fatto il suo e nel contesto più assurdo mi ha fatto capire che l’essere esigente e il non accontentarsi, andando spesso contro il senso comune, avevano delle solide ragioni. Ho scoperto che è possibile: i dubbi sono diventati certezze. Il che da un lato è meraviglioso perché so di non essere completamente folle, dall’altro fissa irrimediabilmente uno standard minimo, al di sotto del quale diventa quasi impossibile accettare un qualsiasi compromesso. Se il massimo è possibile perché dovrei accontentarmi di qualcosa meno?

mercoledì 28 marzo 2012

Amiche

Esistono amiche e amiche, quelle vere si svelano nel tempo.
Mi è capitato di incontrare persone con cui si stabiliva un’improvvisa affinità, che lasciava sperare ma che poi si risolveva nel classico fuoco di paglia.
La vita è un rapido alternarsi di idee, momenti belli e brutti, emozioni, speranze e frustrazioni. Le amiche sono quelle con cui riesci a condividerli tutti. Sono al tuo fianco al di là del fatto che tu abbia ragione o torto, che tu stia sbagliando o facendo la cosa giusto. Magari ti strillano dietro ma sono pronte a raccoglierti quando cadi. E soprattutto sono felici di gioire con te quando sei felice.
Perché se è difficile trovare chi ti sostenga quando le cose non vanno bene, è ancora più raro chi sia pronto a condividere la tua gioia. Quanto è facile commiserare e sentirsi grandi nell’offrire una spalla, per poi annegare nell’invidia. Ci sono poi coloro che più che un’amica cercano un centro d’ascolto. Liquidano la tua vita in due battute e si lanciano in lunghi monologhi sulla loro.
Sulla distanza quelle vere si riconoscono. In confidenze ed intimità che si consolidano nel tempo, in dimostrazioni sottili della loro presenza, nell’esserci sempre, nel farti da specchio per permetterti di capire cosa vuoi, nel ridere come pazze di fronte ad un caffè. Ho avuto la fortuna di incontrare alcune di queste creature straordinarie, le ho scoperte negli anni.
I fidanzati vanno e vengono, le amiche vere sono per sempre.

martedì 27 marzo 2012

Sopravvivere

Credevo che certi momenti fossero esclusivo appannaggio dei film, delle canzoni e delle poesie. Una sorta di felicità inventata, a cui tutti aneliamo ma che si realizza in occasioni eccezionali. Che ovviamente capitano sempre agli altri.
Essendo una personcina abbastanza complicata non avrei mai pensato di poter vivere una realtà in cui non è necessario spiegare nulla né tanto meno adattarmi. Ogni tanto la vita mi sorprende in positivo.
Ho scoperto una straordinaria sensazione di libertà, come se la mia vita finalmente prendesse la sua esatta ed inequivocabile dimensione. Ho toccato la pura felicità per ore, non per istanti fugaci e illusori. Mi sono sentita parte di un tutto molto più grande di me. Forse la vita ha un senso.  
Tutto straordinario. E ora? Come nei migliori romanzi d’appendice d’altri tempi nulla è semplice. E quella incredibile congiuntura spazio-temporale è giunta alla sua predeterminata fine. Lo si sapeva.
Ero piccola quando ho iniziato ad imparare come si sopravvive al dolore.
Ora devo capire come sopravvive alla felicità.

lunedì 26 marzo 2012

Tre giorni

Non pensavo che alla fine sarebbe venuto, tanto mi aveva allontanato nelle ultime settimane. Me lo aveva detto, avevamo programmato i giorni, ma credevo che alla fine avrebbe annullato tutto, tanto che non mi ero posta il minimo problema di cosa avremmo potuto fare o dove saremmo potuti andare.
Ed invece mi ha stupito, anche questa volta. E’ arrivato con il suo trolley tra la folla, senza quasi accorgersi che io ero lì a due passi ad attenderlo. Ci siamo guardati, le sue mani hanno incontrato le mie ed i giorni, i silenzi, le distanze si sono annullati in un istante.
Poteva essere molto rischioso, due adulti quasi sconosciuti – se non per tante parole e due fugaci incontri – per tre giorni a stretto contatto. E’ stata simbiosi, una lunga e fluida danza di emozioni e calore.
Parole tante, a raccontarsi non a spiegarsi, tutto era limpido. La felicità di scoprirsi identici e complementari nelle piccole cose di tutti i giorni. Nei respiri della vita.
Fare la spesa insieme, gironzolando per il mercato, ridendo per una battuta. Cucinare fianco a fianco, senza mai scontrarsi, con gli stessi ritmi. Una lunga passeggiata a fargli scoprire la mia città, con le dita che si sfioravano ed il sole che scaldava. Guardarsi negli occhi attraverso un tavolo e leggerci tutto ciò che non si diceva. Stare abbracciati sul divano, ad ascoltare musica, in un silenzio pieno di noi e di serenità. E fare l’amore per ore ed ore, mai sazi e stupiti di come ogni volta fosse inedita.
Tre giorni possono cambiare la vita.

domenica 25 marzo 2012

Lontananze

Le distanze sono complicate da gestire perché, è banale, allontanano.
Detta così sembra la scoperta dell'acqua calda, ma tutti noi, nonostante sia scontato, prima o poi ci siamo incappati nel tentativo di far funzionare un rapporto a distanza. Profondamente convinti che la meraviglia utopica dell'amore risolva tutto. Rapporti fatti di lunghe telefonate, tanti sms, tante mail, tanta chat e tanti, tantissimi, sospiri. Bisogna ammettere che oggi, rispetto ad una volta, siamo molto più fortunati, la tecnologia ci assiste. Giorni per attendere una lettera che giungeva a cavallo con un messaggero: doveva essere straziante. Ma non è comunque semplice.
Per quanto uno si impegni a cercare di essere chiaro, manca l'immediatezza dello sguardo e delle espressioni. L'inequivocabilità della carne. Le parole sono terribilmente rischiose, ognuno di noi attribuisce alla stesso termine campi semantici soggettivi con inflessioni a volte molto distanti. E si aprono le sabbie mobili dell'equivoco, con la sottile linea tra ciò che si è detto e ciò che si intendeva che gioca a nascondino. Confusioni, battibecchi, tristezze, che rapidamente si dissolverebbero nella certezza di un abbraccio e che invece creano distanze via via incolmabili.
Fortunatamente ci sono delle eccezioni. Rarissime. Esistono persone con cui vi è una tale consonanza d'anime per cui, anche se non ci sente per giorni, basta il suono della voce per percepire che non c'è nulla da spiegare.

sabato 24 marzo 2012

Ci vuole un gran culo

I rapporti o funzionano o non funzionano, non si fanno funzionare. Perché prima o poi il meccanismo implode e genera solo infelicità. Tante persone riescono a vivere infelici per una vita, lo ritengono “normale”. Non fa per me.
Il Mulino Bianco non esiste. Come non c’è un’unica ricetta od equazione matematica per tutti valida.
Siamo tutti diversi, perché pretendiamo che i rapporti siano tutti uguali? Ognuno di noi ha bisogni differenti ed anche quelle persone che sulla carta possono apparire “perfette” non è detto che lo siano per noi.
Nella mia vita ho avuto molti uomini e molto diversi tra di loro. L’unica certezza che ho raggiunto è che non c’è un fattore determinante, ma tanti che concorrono a formare l’equilibrio, uno non è mai prevalente sull’altro. Paradossalmente non basta amare follemente una persona perché le cose funzionino. Non basta avere gli stessi valori. Non basta condividere gli stessi interessi. Non basta avere dei progetti. Non basta una chimica sessuale pressoché perfetta. Nulla basta da sé. Ed anche se i fattori ci sono tutti, a volte non funziona comunque. Perché un rapporto non è una somma, né tanto meno una sottrazione, ma una magia che in casi eccezionali si avvera. A volte accade, ci vuole un gran culo.

venerdì 23 marzo 2012

Paura di essere felice

Trovo ridicolo fare le hit parade della sofferenza, stabilire chi ha provato più dolore o chi ha trovato più stronzi nella propria esistenza. Un'infruttifera ed inutile perdita di tempo. Posso però affermare, senza paura di essere smentita, che ne ho passate parecchie, vissute tante. Ciò ti rende un po' più scaltra, talvolta cinica, spesso scettica. Soprattutto ti mette addosso una fottuta paura.
Sono talmente tante le volte in cui ho pagato a caro prezzo un momento di felicità che quando capita lo vivo con il timore di ciò che accadrà dopo. Se la gioia è inaspettata mi prende alla gola, mi travolge e non mi da il tempo di riflettere, ma solo di vivere. Quando invece so che sta per arrivare qualcosa di bello, vivo l'attesa in un bizzarro rimescolio di sensazioni che si alternano rapidamente: le paturnie mentali. Assaporo l'attesa, pregustandomi ciò che avverrà, ma non del tutto serenamente, sarebbe troppo facile. Comincio a domandarmi: non mi starò aspettando troppo? sarà solo la mia immaginazione? dopo cosa succederà? come dovrò scontare il momento?
Analizzare lucidamente queste sensazioni da la misura della stupidità umana. La mia per prima.
Vero è che con il passare degli anni sono anche diventata un po' più brava a controllare il mio rincoglionimento e riesco a mettere sotto chiave il momentaneo squilibrio mentale, concentrando l'attenzione su altro. La mia produttività in questi momenti cresce vertiginosamente.
Ma alla resa dei conti il punto è solo uno. Ho paura di essere felice. Che cretina.

giovedì 22 marzo 2012

Migliori per differenza

Detesto le persone negative e mi irrita molto che quelle stesse persone rovinino il bello. La vita, che si voglia oppure no, ci pone di fronte a problemi piccoli o grandi, a difficoltà e a dubbi, perché dobbiamo rovinare ciò che di per sé può essere piacevole?
Esistono individui che hanno bisogno di affermare il proprio valore cercando di screditare il prossimo. Sono coloro che non sono in grado di vivere con gioia, che percepiscono la serenità altrui come un oltraggio alla propria, che rendendo infelice l’altro si sentono meno soli nella propria sofferenza. Sono stanca di tutti loro, li aborro e sto cercando di eliminarli dalla mia esistenza. Ci sono contesti in cui non è possibile farlo e si impara a conviverci, ma nella vita privata abbiamo la fortuna di poter scegliere con chi rapportarci.
Ho voglia di sorrisi, di allegria, di positività. Che non significa superficialità o affrontare i propri impegni con meno serietà e coscienza, piuttosto la capacità di un po’ di leggerezza per risollevare il morale quando qualcosa è andato storto. Vedere il solito banale bicchiere mezzo pieno. Spostare l’attenzione su ciò che funziona.
L’oggettività di riconoscere i problemi ed affrontarli è lontana dal notare esclusivamente ciò che non va e infierire sui difetti altrui. Essere belli, bravi e simpatici non implica per forza che tutti gli altri siano dei cessi, incapaci e stronzi. Molti lo sono, è vero. Tanti, forse troppi. Ma ciò non ci rende migliori per differenza. Quindi, per favore, piantatela di rompere le balle e fatevi una bella risata.

mercoledì 21 marzo 2012

Correndo a perdifiato

Ho sempre accolto la gioia e la sofferenza in egual misura. Ho pianto e riso con la stessa facilità. Ho vissuto intensamente. Però quant’è difficile correre con il vento in faccia, guardando avanti.
Con gli anni ho imparato a valutare l’imponderabile, a prevedere l’imprevisto, a mettere in conto tutte le possibili evoluzioni. Ma la vita non è questo, è imprevedibile. Così come ti regala improvvise felicità, nello stesso modo ti riserva inaspettate tristezze
E’ vero che se conducessi un’esistenza più conformista forse rischierei di meno, chi lo sa. Sarebbe comunque una gran noia. Mi infilo spesso in situazioni difficili, di cui riconosco il margine di pericolo e di cui cerco di prevedere le possibili evoluzioni. Spesso so che momenti di grande piacere lasceranno il posto a ferite profonde, ma mi butto lo stesso, perché quegli istanti di puro godimento sono impagabili. Capita che nei momenti di apparente serenità intraveda i segni rivelatori dei dolori futuri e cerchi di andarli a stanare, impelagandomi in estrapolazioni romantiche ai più incomprensibili. E’ come se cercassi di guardare in faccia la sofferenza, di riconoscerla in anticipo, in modo da essere preparata ad affrontarla quando arriva. In alcuni casi funziona. Una sorta di sofferenza preventiva, che fa si che quando le cose accadono, spesso come le immaginavo – invecchiare servirà pur a qualcosa – sono meno dirompenti. Ma non sono in grado di prevedere tutto. A volte correndo a perdifiato  uno sgambetto mi fa ruzzolare a terra e piangere sulle ginocchia sbucciate. Mi rialzo sempre, come tutti, non c’è scelta. La vita va avanti con un’altra cicatrice, più consapevolezza e la stessa irrimediabile follia.

martedì 20 marzo 2012

Buon Compleanno amico mio

Oggi compie gli anni una persona molto speciale, una di quelle che poche volte nella vita si ha la fortuna di incontrare.
Ci siamo conosciuti sei anni fa, non fu uno shopping on line ma poco differente, avevamo entrambi voglia di innamorarci e di costruire una famiglia. Io, tanto per cambiare, uscivo da una storia che mi aveva devastato la vita e l’anima. Lui rappresentava tutto ciò che non avevo mai trovato prima: l’affidabilità.
Abbiamo cercato in ogni modo di far funzionare il nostro rapporto, ci siamo presi e lasciati troppe volte, credendoci fino alla fine, non volevamo arrenderci. Ad un certo punto però occorre guardarsi negli occhi e dirsi la verità, non si può lottare tutta la vita contro i mulini a vento.
Purtroppo siamo troppo diversi e l’infinito affetto non basta a colmare i vuoti e la lontananza. E non si tratta di interessi, di punti di vista, di banalità. Quando si proviene da background culturali lontani anni luce, da vite con percorsi diametralmente opposti, da famiglie che concepiscono l’esistenza a distanze siderali, ci puoi provare, ma alla fine sei costretto ad arrenderti all’evidenza.
Oggi sappiamo entrambi che bisogna far passare del tempo, costruirci nuove realtà, rescindere il cordone ombelicale che ci lega e che ci ha tenuti uniti. Occorre che la vita vada avanti. Speriamo faccia in fretta. Io so che lui c’è e se avessi bisogno non avrei dubbi su chi chiamare. Ma mi manca nella quotidianità, mi mancano le nostre risate, il cazzeggio, le chiacchiere, i pettegolezzi, le compere insieme, le cene. Tutto quello che ha trasformato il nostro amore in una grande e meravigliosa amicizia.
Buon compleanno amico mio, torna presto.

lunedì 19 marzo 2012

Festa del papà

Non è che qualcuno ha un papà da prestarmi? Perché io non ho avuto una gran fortuna al riguardo. Sono riusciti a cancellarmi in due dalla loro vita, che non è da tutti. In qualche modo lo posso considerare un primato.
Il primo, quello biologico, non era tagliato per fare il padre. Faceva parte di quella generazione che si ritrovava genitore, non lo sceglieva. E lui aveva molto altro per la testa: donne, gioco, divertimento. Quando si separarono ero piccola, mi veniva a prendere la domenica mattina per due ore, tour dal giornalaio e poi a leggere ciascuno per proprio conto fino a che non era il momento di riaccompagnarmi. Non mi feci neanche mancare il matrimonio “di coscienza” con la nuova fidanzata. Sarà lì che ho iniziato a detestarli? Presto cominciai a trovare scuse per non incontrarlo e le visite si diradarono fino a non vederci più. Sono passati quasi tre decenni. I primi anni arrivava il regalo per il compleanno con i fiori, poi solo più i fiori, poi un sms, ultimamente mi ha chiesto l’amicizia su facebook. I potenti mezzi tecnologici. Un paio di anni fa ha voluto incontrare mia madre, le ha detto che si rendeva conto di quel che aveva perso e che gli dispiaceva. Fuori tempo massimo.
Con il secondo abbiamo vissuto insieme per vent’anni, non ha mai fatto il padre ma gli volevo bene. All’epoca dell’inizio del loro rapporto ero piccola, credo facessi parte del pacchetto all inclusive. Quando si separarono ero grande, sapevo a cosa si andava incontro e fu uno schifo. La separazioni tirano fuori il peggio delle persone. Mi ha eliminata dalla sua vita, con un colpo di spugna. Dopo non avermi parlato per due anni abbiamo ripreso educati rapporti. Lui mi fa gli auguri al compleanno e alle feste comandate, sempre con un sms. Per ora nessuna presa di coscienza, sono arrivata alla conclusione che non ce l’abbia.
Oggi è la festa del papà, magari mando loro un sms: “Auguri per quello che saresti potuto essere e hai scelto di non essere.”

domenica 18 marzo 2012

Confraternita del Bollito

Siamo arrivati al terzo appuntamento. E non è stato facile, il ragazzo è a dir poco impegnato. Va bene non avere dei ritmi troppo serrati ma incontrarsi una volta ogni dieci giorni a me sembra un po’ pochino.
Dopo non esserci visti il week end precedente perché non stava bene – gli uomini malati sono una purga – mi manda un messaggio il giovedì proponendo l’alternativa: sabato o domenica. Non volendo fare la solita rompiballe glisso sulla congiunzione disgiuntiva – magari ho capito male – e  ci accordiamo per il sabato sera. Cena no, troppo impegnativo forse, passeggiata e cinema.
Lui arriva con cinquanta minuti di ritardo, di cui trenta dichiarati e venti acquisiti. Nella mia ingenuità – definirla stupidità mi sembra troppo autoumiliante – mi ero fatta l’idea che avrebbe dormito da me. Il dormire ovviamente era relativo e successivo ad una piacevole nottata con tutta una domenica insieme: coccole, sesso e cibo in ordine sparso.  Ed invece no, troppo facile.
Film, due passi, bacio sotto il portone e tutti a nanna, come neanche a diciotto anni. Il perché? Semplice, la domenica mattina alle 8 lo attende la riunione della Confraternita del Bollito e della Pera Madernassa per l'ordinazione dei nuovi confratelli. Che dire, il fascino della pura razza piemontese.

sabato 17 marzo 2012

Fossati e una Ford Scorpio

Oggi ho ritrovato Fossati, era tanto che non riascoltavo i vecchi pezzi, quelli storici. Ed è stato un volo nel tempo.
L’ho scoperto tanti anni fa, grazie ad un amore del passato, uno di quelli grandi e importanti. Uno di quelli che mi hanno fatto soffrire tanto. Con gli occhi di oggi so che non sarebbe potuto essere in altro modo, troppo diversi. Però allora è stata dura.
Ero giovane e mi è piaciuto dal primo istante, da che l’ho visto, come tutti i miei grandi amori. La chimica è sempre istantanea, i rapporti si costruiscono.
Fossati mi riporta su una Ford Scorpio SW d’estate, andando e tornando dalla riviera. Lui andava sott’acqua ed insegnava agli altri a farlo. Io? Io lo aspettavo. Ore. Un’altra delle caratteristiche dei miei amori: le infinite attese. Lui era affascinante, molto più vecchio di me, con una vita alle spalle già vissuta e che a me ancora mancava. Lo adoravo, nonostante fosse un pessimo investimento. Una brava persona, senza dubbio, ma distante anni luce dal mio mondo e dalla mia vita.
Con il trascorrere del tempo come sempre ho cancellato i momenti brutti e trattenuto quelli belli. Con La casa del serpente i ricordi riaffiorano. Gli aperitivi tutti insieme, a diventare brilla con un gin tonic e la mia mano tra le sue. Un prendisole bianco, i suoi occhi blu e la nostra pelle abbronzata. Le serate a bordo piscina a giocare a gavettoni. Un gommone al largo e tutto il mare intorno. E voler credere che sarebbe stato per sempre pur sapendo che non lo sarebbe stato.

venerdì 16 marzo 2012

Colpi bassi

Vorrei diventare insensibile alla sofferenza. Non sentire più alcun tipo di dolore. Vorrei avere una corteccia così spessa da proteggermi sempre. Ed invece no. C’è sempre una piccola zona sensibile da colpire.
Quand’ero piccola credevo che le persone volessero ferirmi volontariamente, ero convinta provassero piacere a farlo. Purtroppo o per fortuna sono ben pochi coloro che hanno questa oculatezza e visione d’insieme. Ed ancor meno quelli che sono così intelligenti da agire con dolo, oltre ad avere tanto tempo da perdere. La verità è che la maggior parte delle volte accade senza che se ne accorgano, ma non per questo fa meno male.
Con la “vecchiaia” ho imparato ad incassare meglio i colpi oppure a schivarli, a farmi scivolare le negatività. Non sempre ci riesco, soprattutto se il colpo è inatteso. Quando capita mi spiazza, mi lascia senza fiato e ci vuole del tempo perché reagisca, quasi intontita. E pensare che di solito una visione disincantata della vita, un po’ di sano cinismo e tanto sense of humor, mi aiutano a prendere le distanze dal mondo, a non aspettarmi nulla. Eppure a volte una sana oggettività lascia il posto ad un soggettivismo bieco e mi domando: se anche è capitato senza che volessi, quando te ne rendi conto perché non fai nulla per riparare al male fatto?

giovedì 15 marzo 2012

Camilla

Io e Camilla ci troviamo tutte le mattine allo stesso semaforo.
Non la conosco, ma sul lunotto posteriore della sua Cinquecento ha una targa con scritto il nome. Ed ogni giorno la ritrovo nello stesso punto, tarate sul medesimo fuso orario. E’ entrata a far parte di quelle consuetudini che mi danno un senso di sicurezza. Ho bisogno di ritrovare delle tracce per riconoscermi. Talvolta è sconcertante quanto in fretta io cambi le mie abitudini e mi affezioni a quelle nuove.
Quando nella mia vita qualcosa si trasforma, per i più svariati motivi, chiudo il vecchio in un cassetto e cerco di appropriarmi il più rapidamente possibile del nuovo, tassellando la mia quotidianità di riferimenti, di ancore di sicurezza. Quasi a voler marcare la vita, oltre che il territorio. Poi d’improvviso un particolare evoca ciò che è stato. Può essere una voce, un’immagine, spesso un odore. Uno dei cassetti del passato si riapre ed all’interno ritrovo come fotografie ingiallite le emozioni e le sensazioni, ogni particolare che in un certo periodo mi sembrava “normale” e che non è più. Mi accorgo che è tutto diverso e non so dire con precisione quando è accaduto.
Domani però ritrovo Camilla, tutto a posto.

mercoledì 14 marzo 2012

Niente giochi, ho da fare

Non ho più voglia di cazzate. Non ne avevo a vent’anni, figuriamoci ora. Anzi, per certi versi allora ero ancora più intransigente. Adesso è soprattutto una questione di economia di tempo ed energia.
Ho la fortuna di avere una vita che mi piace e mi appaga. Una famiglia ridotta ai minimi termini, molto unita, su cui poter contare. Poche amicizie selezionate nel tempo, a cui voglio bene e con cui trascorro dei bei momenti, che mi danno affetto e attenzioni. Passioni coltivate negli anni che mi riempiono il tempo libero e mi danno gioia e soddisfazione. Un gatto splendido.
Ho raggiunto un equilibrio interiore che mi consente di vivere con serenità e di affrontare con grinta i problemi che la vita presenta. Certo, tutto è migliorabile, si può arricchire di persone e di emozioni. Ma non di perdite di tempo. Per quelle ho esaurito la pazienza e la tolleranza. Mi piacerebbe innamorarmi ancora, credere che sia possibile, vivere l’utopia. Però i giochetti stanno a zero, sono faticosi e inutili. Non ho voglia di perdermi dietro a congetture e strategie, le cose o funzionano o non funzionano, non si fanno funzionare. Quando una persona ci tiene lo dimostra, in molti modi non in uno specifico, ma si percepisce senza ombra di dubbio.
Per chi c’è e poi scompare, per chi latita, per chi promette e non mantiene, per chi racconta palle, per chi si nasconde dietro ad un dito, per chi non ha coraggio, per chi vive senza emozioni, per chi scade nello scontato, per chi non ha voglia di stupire e di stupirsi, per chi è banale, per chi non è capace di dare, mi dispiace, potete autoeliminarvi, ho di meglio da fare e a cui pensare.

martedì 13 marzo 2012

Porte e radici

Intimità e fiducia non si raggiungono in un attimo. Necessitano di tempo, dedizione e conferme.
Quando un persona mi interessa, faccio di tutto per metterla a proprio agio, per accoglierla nella mia vita. Ed apro un piccolo spiraglio alla porta della mia anima. Le situazioni ed i rapporti fanno sì che via via quella porta si apra fino a spalancarsi o si richiuda.
Sovente una spiccata estroversione ed un’immediatezza nel comunicare le mie emozioni vengono scambiate per confidenza acquisita, anche se questa in realtà è ancora molto distante. Come le matrioske, dentro a quella più grande ce n’è un’altra più piccola, fino ad arrivare alla parte più interna. Se con un certa riluttanza e con estrema attenzione permetto raramente di avvicinarsi al nocciolo, con altrettanta rapidità mi distacco e rivesto le parti tenere delle corazze che le proteggono.
Le relazioni, d’amicizia o d’amore che siano, non si possono mettere in stand-by come un elettrodomestico, perché il rischio è che si spengano definitivamente. Tanto più se sono recenti, quando necessitano di maggiori cure e costanza. La fiducia si basa su fondamenta che si solidificano con il trascorrere del tempo, con la condivisione d’intenti, con cuori e menti che si sfiorano. Il fatto di essere faceta e disponibile, comprensiva od empatica, non significa che mi vada bene tutto, anzi. Si contano sulle dita di una mano coloro che sono prossimi alla mia anima. Tante persone si sono perse per strada, a  volte senza neanche rendersene conto, convinte tutt’oggi di esserci. Perché la stessa mancanza di sensibilità per cui le ho allontanate non permette loro di accorgersi di essere distanti. Non  ne rimpiango nessuna.
Una pianta può soffrire il caldo o il freddo, se ha buone radici innaffiandola con attenzione torna a fiorire. Ma se non ha avuto il tempo di attecchire, appassisce e nulla più si può fare.

domenica 11 marzo 2012

Diversificazione

Mi annoio terribilmente in fretta, può essere un problema. O meglio, potrebbe esserlo, se fossi politically correct. Per fortuna non lo sono, troppa monotonia.
Ho scoperto, in tempi non sospetti, che la diversificazione degli investimenti è la soluzione vincente. Sommando elementi anche molto diversi tra loro si raggiunge un equilibrio quasi perfetto. Ogni tanto taluno crea qualche fastidio, ma fortunatamente ci sono tutti gli altri a tenere alte le sorti e, mal che vada, si sostituisce quello difettoso con uno nuovo. Cinica? No, pratica.
Capita ciclicamente che io mi illuda di potermi concentrare su un’unica persona, accantonando tutti gli altri, ma di solito non dura. Mi convinco a diventare la fidanzatina perfetta. Apparentemente. Per un periodo più o meno lungo, di solito breve - sempre più breve con il passare degli anni - ci credo persino io, poi accade sempre qualcosa che mi stanca e mi porta a recuperare l’insieme. Non sono una persona facile, tutt’altro. Per cui o mi si solletica intelletto, anima e corpo, oppure tendo a distrarmi, anche quando sono armata delle migliori intenzioni. Mi ci metto d’impegno, ma se sono delusa o arrabbiata, se mi sento trascurata, o semplicemente mi sto annoiando, cedo alla tentazione. 
Perchè in fin dei conti chi per un motivo, chi per l'altro, tutti insieme ne fanno uno.

sabato 10 marzo 2012

Musica dei corpi

Mi piacciono gli uomini che sanno ciò che vogliono. Non ho l'istinto della crocerossina né della maestrina. Superata una certa età non si impara l’arte dell’amare e soprattutto io non ho voglia di insegnare niente a nessuno. Ciò naturalmente non significa che non adori quel processo meraviglioso di conoscenza reciproca che caratterizza l'inizio di un rapporto. Annusarsi, respirarsi, ascoltarsi, iniziare a fare musica insieme è inebriante. Ma l'abc io lo do per acquisito, le ripetizioni sono escluse dal progetto. Anche perché la consapevolezza è data esclusivamente dall'esperienza, nasce da processi che si maturano nel tempo, rapportandosi con corpi e anime differenti.
Tutto ciò non ha nulla a che fare con la dotazione che mamma natura gli ha fornito. Entro certi limiti, perché esiste un minimo sindacale, non raccontiamoci balle. Agli uomini che dicono che non ha importanza la grandezza del Lui ma come lo si usa, rispondo che è vero fino ad un certo punto. Se è troppo piccolo non si sente nulla, sarai pur bravo ma non c’è confronto! Tuttavia non basta.
Detesto i maschietti che pensano di star facendo esercizi ginnici: due colpi così, poi ti giro, tre colpi così. Guarda come sono bravo. Una noia mortale. Poi ci sono quelli che si stupiscono se non reagisci come loro si aspettano, abituati forse a donne che fingono pur di piacere. Oppure altri che ti toccano come se fossi di cristallo, con la paura di romperti: sii maschio per favore, almeno a letto.
Occorre conoscersi, sapere cosa piace e cosa no, quando e come. La carnalità è fatta di sensazioni ed emozioni che non si acquisiscono a tavolino o a parole, si vivono. Per fortuna non esiste una regola, siamo tutti meravigliosamente diversi, mai dimenticarlo. L’attitudine all’attenzione all’altro, a cogliere le sfumature, a divertirsi insieme, al non porsi mai limiti fanno la differenza. Rapportarsi con un essere umano non è una partitura fisica sempre uguale, è una danza che si fa insieme, è musica dei corpi.

venerdì 9 marzo 2012

Il primo amore

Avevo 19 anni, una vita fa. Non solo ero giovane ma le mie esperienze in fatto di uomini erano a dir poco limitate. Ho passato buona parte dell’adolescenza a non credere in me stessa, il miglior modo per non attrarre nessuno e vivere di film e illusioni. Prima di lui qualche storia di poco valore, a parte una molto dolorosa appena terminata.
Ricordo di averlo visto in discoteca, mi sembrava bellissimo, forse all’epoca lo era anche. Sulla carta non era consigliabile: 33 anni, molto sposato e molto con un figlio. Fin da subito mi disse che non avrebbe mai lasciato la sua famiglia. Per me non era un problema, ero fuori dagli schemi, fu facile imparare ad essere amante molto prima che fidanzata. L’ho amato con tutta me stessa, come solo a quell’età si può fare, quando vivi tutto per la prima volta, senza filtri. Quando non hai mai sentito, non hai mai provato, eppure sei pronta a tutto. Non ho fatto follie per lui, non ce n’è mai stato bisogno, lui c’era: brillante, divertente, navigato. Con gli occhi di oggi mi rendo conto che mi deve aver voluto molto bene perché non mi ha mai ferito. Avrebbe potuto, come altri dopo di lui, ed invece no, non mi ha mai promesso nulla. Mi ha coccolata e vezzeggiata, mi ha fatto scoprire il mondo del piacere e della trasgressione, a godere mi insegnò qualcuno molto tempo dopo.
Quando cominciavo a legarmi troppo e rischiavo di rovinarmi la gioventù, mi ha lasciata andare con molta dolcezza, restituendomi la mia libertà. Negli anni mi è capitato di rivederlo, troppa vita l’ha invecchiato prematuramente ma i suoi occhi non sono cambiati, mi guardano con l’affetto di allora.

Brava ragazza? No grazie

Le brave ragazze non vanno a letto con un uomo la prima sera, aspettano, si fanno desiderare.
Io non sono una brava ragazza, ho smesso, troppa noia.
Le cose accadono quando devono, non c'è mai una regola, attendere per partito preso non serve a nulla. Lo faccio quando ne ho voglia, che sia subito, dopo dieci giorni o dopo un mese. No, l’ultima possibilità non è veritiera, anche perché se dopo un mese non è ancora successo presumibilmente non accadrà mai. Siamo adulti, non raccontiamoci storie. Il sesso è una parte fondamentale di un rapporto, una delle componenti essenziali. Attendere per pruriginosi motivi è non solo inutile, ma controproducente. Se un uomo mi piace moltissimo ma a letto non ci si trova, il rapporto non potrà funzionare. Scoprirlo dopo tre mesi di frequentazione renderà molto più difficile troncare, con inevitabili complicanze affettive. D’altronde se l'intesa è perfetta avremo perso tre mesi di grande divertimento. Se mi frequenta solo per trombarmi tanto vale togliersi il dubbio, si autoeliminerà da solo. Se poi il timore è che possa pensare che non sono una brava ragazza, ne abbia pure la certezza, preferisco di gran lunga essere una cattiva ragazza e godermi la vita.

giovedì 8 marzo 2012

Torino - Milano

Ci siamo conosciuti nel settembre del 1995, un secolo fa.
Lui allora era un DJ sulla cresta dell’onda con orde di ragazzine scosciate che non vedevano l’ora di averlo. Io una giovin fanciulla controcorrente per partito preso. Mai avrei creduto, ma lui era divertente ed io ci cascai, come tutte le altre che nel frattempo frequentava e di cui io ovviamente sapevo, troppo comprensiva già allora. Ci incontravamo al casello di Santhià, il romanticismo non era un suo punto di forza eppure a me piaceva tanto. Io non altrettanto a lui tant’è che si innamorò di un’altra e smettemmo di vederci.
Sono passati gli anni e tanto è successo nella vita di entrambi. Lui alla fine si è lasciato con la ragazzina di allora ed è ritornato ad essere uno scapolo impenitente. Qualche anno fa “ha messo la testa a posto”, si fa per dire. Non ci siamo mai persi di vista, ogni tanto le nostre strade si sono incrociate con una telefonata, qualche mail e rarissimi incontri. La maggior parte delle volte lui mi cerca, vuole vedermi, e io fuggo. Non sempre per motivi reali. Perché nonostante il trascorrere degli anni per me non è mai diventato uno dei tanti. E tutt’oggi mi domando come potrebbe essere.

Effetto mozzarella

Un animaletto aveva iniziato a corteggiarmi. Si era invaghito di me grazie ai racconti di una terza persona, questa sì molto speciale, che in preda a momentanei deliri tesseva mie sperticate lodi. Il contesto non era propriamente tradizionale ma l’aspirante si poneva con modi gentili e parole scelte con cura. Giocava anche con discrezione al “io so che tu sai che io so”, creando una sottile rete di celate allusioni molto divertente. In parte voleva anche testare quanto io fossi onesta con l’elemento in comune, ingenuo. Arriviamo comunque ad un contatto in chat in cui si lancia in apprezzamenti della mia assoluta bellezza, del mio incredibile fascino e pazzesca intelligenza. Da ciò si capisce quanto poco in realtà mi conoscesse! Blandita dalle sue parole ventilo l’eventualità di una conoscenza il giorno in cui fossi nuovamente andata a trovare il comune amico. Ma – l’esperienza serve pur a qualcosa – gli chiedo se gentilmente vuole inviarmi una sua foto. Ora, io mi domando, già non sei una bellezza (ed è un eufemismo) ed hai un paio di occhiali che sembrano usciti da un telefilm anni ’70, ma puoi farti una foto a torso nudo adagiato sul letto? Non hai il pettorale scolpito e l’effetto pallido floscio l’unica cosa che fa venire in mente è una mozzarella fuori dal frigorifero da troppo tempo! Se mamma natura non ti ha aiutato cerca almeno di valorizzarti un pochino, suvvia. Perché qui non si tratta di bellezza, ma di buon gusto. Se sono un cesso almeno cerco di rendermi affascinante… ma come faccio a spiegarglielo?

mercoledì 7 marzo 2012

Dieci o trenta

Ho trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza a sentirmi dire che sembravo molto più matura della mia età. Allora mi sembrava un gran complimento, oggi mi pare una bella sfiga. C’è chi dice che ho trent’anni da quando ne avevo dieci, io non so se i dieci li ho mai vissuti. Quello che so è che comprendere il prossimo è una fottuta fregatura. Perché nel momento in cui comprendi le motivazioni, capisci quali sono i processi che hanno portato l’altro a dire determinate cose o a compiere certe azioni, fatalmente scatta l’empatia. Ed allora non puoi più gridare, strepitare e arrabbiarti. Non ce n’è motivo. Puoi solo ascoltare ed accogliere, sorridere e supportare.  Si crea quindi uno strano gioco per cui chi ti sta di fronte si abitua: all’inizio del rapporto – qualsiasi esso sia – si  stupisce e ringrazia, con il tempo da tutto per scontato, approfittandosene sempre di più.
Talvolta sono stufa di essere saggia, adulta e consapevole. Vorrei fare i capricci, urlare e battere i piedi per terra. Ma non lo facevo quando avevo cinque anni, come posso farlo oggi? Ogni tanto ci provo, ma non devo essere molto credibile, perché nessuno ci casca.

Singletudine

La singletudine è una condizione dell’animo ed è molto diversa e lontana dalla solitudine. Nasce dalla serenità interiore, dalla libertà e dall’indipendenza.
Credo di essere nata, vissuta e cresciuta, single. Ho avuto fidanzati, amori, amanti, trombamici, amici ma, trascorsi i primi anni dell’adolescenza – quando ancora credevo nel Mulino Bianco – sono arrivata alla conclusione che prima di tutto ci sono io. Se non sto bene con me stessa, è banale, difficilmente posso stare bene con qualcun'altro. E’ stato un percorso spesso faticoso e accidentato, lo è ancora oggi talvolta. L’equilibrio è difficile da raggiungere e soprattutto, se è reale, è sospeso tra momenti di profondo disequilibrio, di domande, di riflessioni a volte dolorose. Sono da sempre convinta che la felicità non può dipendere da qualcuno, dalla sua presenza o assenza nella mia vita. Esistono delle persone con cui condividere, fare un tratto di strada insieme, ma non ci si può aggrappare l’uno all’altro, anche quando è dura ci va la forza di ritornare a camminare con le proprie gambe il più presto possibile. Il piacere che mi può dare avere qualcuno accanto non è nel sostegno in un momento di difficoltà, bensì nello specchiarmi nei suoi occhi mantenendo la mia identità.
Quando facevo questi discorsi a vent’anni mi prendevano per pazza, mi dicevano che dicevo così solo perché ero giovane, che l’orologio biologico mi avrebbe fatto cambiare idea. Non è vero, la penso sempre nel medesimo modo. Anzi, con il passare degli anni, alcune convinzioni sono sempre più lucide e radicate in profondità. E se talvolta il prezzo della singletudine è un po' di solitudine, quando sto con qualcuno è una scelta di gioia, di profonda condivisione di felicità. La vita è troppo breve per non cercare di essere felici.

martedì 6 marzo 2012

Un pomeriggio di pioggia

L’appuntamento era in Piazza Vittorio. Peccato ci fosse Cioccolatò, fosse domenica pomeriggio e altre cinquemila persone avessero avuto la stessa idea. Strategicamente due volpi. Trovarsi e riconoscersi è stata un’impresa. “Ho una giacca di velluto verde”, un giorno magari gli spiegherò che era fustagno… Occhi negli occhi abbiamo sorriso, era facile. Ci siamo allontanati dalla folla, perdendoci nelle piccole vie della grande città, alla ricerca di un luogo dove fermarsi e parlare in tranquillità. Giorno festivo e nulla di aperto, con le prime gocce di pioggia che scendevano. Ovviamente nessuno dei due si era ricordato di portare un ombrello e non erano solo due gocce. Correndo ad attraversare gli incroci, camminavamo rasenti i muri, uno in fila all’altro, io davanti e lui dietro, bello sentire il suo sguardo sulla mia nuca, sembravamo usciti da un film degli anni ’50. Finalmente una deliziosa caffetteria aperta, un piccolo tavolino con alti sgabelli in vetrina, tante torte ed un the da condividere. Le parole fluivano e due ore sono trascorse senza accorgersene, con le mani che si sfioravano dapprima con finta casualità e poi a cercare il contatto. “Mi piacerebbe rivederti” ha detto. Ci siamo baciati per strada, al riparo di un balcone, cartolina color seppia degna di un Harmony. E’ tutto semplice, forse, incrocio le dita.

First date

La preparazione per il primo appuntamento è un rito. Il tempo che trascorro in bagno è direttamente proporzionale a quanto penso mi potrà piacere l’uomo che incontrerò. Spesso inversamente proporzionale a quanto mi interessa dopo averlo incontrato.
La parte che mi piace di più è quel friccicorìo che si sente alla bocca dello stomaco, la curiosità e l’eccitazione di scoprire come andrà, la voglia di prepararmi. Diventa fondamentale – più del solito – che tutto sia adeguato. Pelle liscia e profumata, capelli asciugati con cura, il trucco attento ma non troppo marcato, magari solo la bocca in primo piano. L’abbigliamento non può essere sexy, se possibile in scarpe da ginnastica e di certo non eccessivamente elegante. Voglio ammiccare con discrezione, lasciare immaginare ed intuire, stimolare la voglia di scoprire, ma ci tengo ad  avere ancora delle carte da giocare per gli appuntamenti successivi, qualora ci saranno. La scelta della biancheria intima è fondamentale anche se non la mostrerò, necessita riflessioni, fa parte del processo, del sentirmi pronta. Tutti gli elementi hanno il loro valore, l’attenzione al singolo dettaglio determina la differenza e contribuisce all’effetto generale che voglio creare e a come mi voglio sentire. E’ indispensabile l’essere a mio agio con me stessa, mi permette di vivere il momento con serenità, di godermi l’attesa del primo sguardo.
E poi accade. Anche se spesso mi rendo che è stato tutto tempo sprecato. Eppure, a volte, rarissime, scatta la magia.

domenica 4 marzo 2012

Shopping on line

Fare acquisti on line è comodo ma richiede mente elastica e attenzione al dettaglio. Per quanto possa essere scaltra e perspicace la fregatura è sempre dietro l’angolo, importante è quindi metterla nel novero delle possibilità. L’abilità sta nel riconoscere rapidamente l’errore piuttosto che nel non commetterlo. Purtroppo non esiste il soddisfatti o rimborsati, ma è anche vero che nella peggiore delle ipotesi avrò perso un paio d’ore.
Le opportunità per dedicarsi allo shopping sono molteplici, vie tradizionali e conosciute e contesti di nicchia. Si trova di tutto ovunque, anzi spesso un velo ipocrita permea gli spazi perbenisti e delicatezze inaspettate i territori trasgressivi. La strategia che nel corso del tempo ho trovato maggiormente produttiva è il sedersi sulla riva del fiume ad aspettare, immancabilmente i pesciolini affiorano.
L’analisi preventiva è d’obbligo: presenza o assenza di fotografie, qualora ci siano come sono, dettagli e modalità espressive nel raccontare se stessi.  Indi l’approccio che è spesso disarmante nella sua totale assenza di fantasia e creatività e che conduce ad un’immediata cassazione. A seguire giocano il ricordarsi che esistono condizionali e congiuntivi, il sense of humor e la giusta punta di adulazione. Si arriva ad un 10% con cui val la pensa di scambiare due parole, che spesso si riducono a mezza. All'incontro arriva un 5% e lì entra in gioco la chimica che è imponderabile ed imprevedibile, ma posso constatare che un 1% si salva.
La legge dei grandi numeri come sempre è la risposta, tutto sta ad avere dei campioni considerevoli ed il bacino d’utenza della rete offre grandi possibilità.
Basta scegliere con oculatezza, acquisti si, ma con gusto.

sabato 3 marzo 2012

Alex Drastico

Antonio Albanese è uno straordinario attore, le cui capacità camaleontiche continuano a stupirmi. Uno dei suoi personaggi più divertenti e conosciuti è Alex Drastico, che io ho sempre pensato essere frutto di fantasia. Non è vero, esiste veramente.
Qualche giorno fa il mio shopping ha prodotto il contatto con un nuovo animaletto. Si denunciava come 53enne di gradevole aspetto e belle speranze, professionista affermato e galantuomo. Ci scambiamo un paio di mail che, devo ammetterlo, un pochino mi insospettiscono. Tra le righe è lievemente borioso ed un filo autoreferenziale ma lo giustifico, pensando che sia semplice mancanza di confidenza. Quindi ci ritroviamo in chat per, io credevo, scambiare due parole. In realtà il notaio – questo dice di fare – è un aspirante psicanalista ed inizia una sorta di terzo grado che produce effetti esilaranti: domande a raffica e giudizi improvvisati, perché “lui sa”. Quando gli comunico che forse sta andando un pochino oltre, mi dice che è armato dalle migliori intenzioni e lo sta facendo solo per conoscermi meglio. A quel punto presa da un’improvvisa pietà – era tardi, dopo una certa ora divento più buona – gli dico che potremmo poi eventualmente sentirci al telefono ma, in un barlume di lucidità, gli chiedo gentilmente di inviarmi una sua foto. Ebbene è il clone di Alex Drastico, stessa panza, pelata e camicia tirata.
Nel messaggio con cui mi inviava la foto affermava che probabilmente non ci saremmo più sentiti. Forse è un po’ meno stupido di quanto credessi.

Principi a pois

Fin da bambina mi raccontavano favole che mi hanno fatta crescere con l’aspettativa che prima o poi sarebbe arrivato il principe azzurro in sella al suo cavallo bianco. Lui, innamoratosi follemente di me, mi avrebbe portata con sé nel suo castello dove saremmo vissuti per sempre felici e contenti. Tutte palle.
I principi non esistono più e, qualora talvolta lo sembrino, di certo non sono azzurri: verdi o gialli, magari a strisce o a pois, spesso scoloriti. Alcuni spacciano potenti bolidi per cavalli bianchi, ma la maggior parte vive su un’utilitaria, avendo il bolide come una delle massime aspirazioni della propria vita. Taluni si innamorano anche, a modo loro naturalmente. Se hanno il castello - appartamento arredato in modo “essenziale” e con il frigo rigorosamente vuoto - devi fare attenzione a scoprire se è prestato o se ti ci hanno portato solo per pulirlo (le colf costano, si sa, meglio le fidanzate). Quanto al felici e contenti, funziona  fino a che sorridi sempre, non poni troppe domande, non fai richieste né obiezioni e, soprattutto, gliela dai tutte le volte che ne hanno voglia, ecco il sempre.
I primi tempi di solito sono meravigliosi: telefonate, sms, attenzioni, coccole. Regali no, ormai hanno tutti il braccino corto, persino una margherita è un’operazione finanziaria che va al di là di qualsiasi loro budget. Però all’inizio, se sono coinvolti, son carini. Ma abituarsi è un errore fatale. Il tempo dell’acquisizione finisce in fretta, dopo tre mesi sei un’abitudine. Anzi, tre mesi è già un gran risultato, quindici giorni è lo standard. E qualora, a quel punto, tu avessi magari la malaugurata idea di fargli notare che la risposta “idem” al tuo “ti amo” non è il massimo, o che può andare a dormire su un altro divano non sul tuo (ovviamente la cena l’avevi preparata tu…), o che la mano sulle tette non ha un rapporto diretto ed univoco con la tua apertura delle gambe, avrai ottenuto un fantastico risultato. Sarai entrata di diritto nella categoria delle fidanzate rompicoglioni.

venerdì 2 marzo 2012

Lady Mariquita

Ho sempre avuto una passione per le coccinelle, fin da piccola mi dicevano che quando capita che una ti si posi addosso porta bene. Io ho iniziato a collezionarle ed ho scoperto che averne tante non è direttamente proporzionale alla fortuna ottenuta...
Quando tanti anni fa (son vecchia… ma non diciamolo in giro…) mi sono iscritta ad uno dei primissimi siti di incontri ed era necessario un nickname, io ho inserito con convinzione: “coccinella”, ovviamente era già usato. Arrendersi? Giammai! Quindi ho ripiegato sulla versione spagnola: “mariquita”. Allora naturalmente non sapevo che lo stesso termine in spagnolo ha un’altra accezione.  Con gli anni non solo ho cominciato a scherzare e giocare su questa possibilità quando mi era utile per allontanare qualcuno on line, ma mi sono anche affezionata al mio nick, che è diventato una sorta di alter ego.
Il tempo passa, io cambio, maturo e mariquita diventa “Lady Mariquita”. Una lady libertina e libertaria, amabile e passionale, sfuggevole e dominatrice, dolce e arrendevole. Con una opportunità unica: essere autentica e poliedrica, in ogni luogo ed in ogni tempo.

Avvocato no tav

Ieri sera ho valutato un nuovo potenziale acquisto, ma non sono troppo convinta, come sempre ultimamente. Il ragazzo appartiene allo shopping on line di tipo tradizionale e non è male, forse. Perplessità in corso.
Avvocato, dotato di voce con timbro accattivante e buona dialettica, oltre che di battuta pronta, al telefono aveva fatto un’ottima figura, scatenando qualche ormone e la voglia di incontrarlo. Dopo alcune difficoltà logistica, il ragazzo fa il prezioso, giungiamo all’accordo di incontrarci a teatro. Biglietti offerti dalla sottoscritta, sto diventando troppo buona. Si presenta in ritardo ma in tempo per l’inizio. Gradevole presenza, per quanto meno carismatica della voce, 41 anni, qualche filo grigio, occhi chiari, lievemente trasandato ma con gusto.
Spettacolo noioso, che incide sull’andamento della serata, tant’è che decidiamo di saltare il secondo tempo e concederci due chiacchiere in tranquillità. Entriamo in birreria (triste, lo so, ma portarlo a casa mi avrebbe impedito di mandarlo a nanna a bocca asciutta) e lui, lanciando un’occhiata alla tv accesa, si riferisce al coordinatore dei No Tav come al suo idolo. Stiamo scherzando??? La chiacchiera si trascina in ricordi liceali condivisi e pseudo confessioni. La sensazione è che non sappia per nulla che cosa vuole dalla vita, almeno da quella sentimentale. Sul filo di lana, ovvero sulla soglia del mio portone, scatta il bacio e lui palesa un interesse più spiccato, tentando la carta del “posso salire?”.
La sensazione tattile e odorosa è gradevole ma non sufficientemente deflagrante da fargli risalire la china su cui è scivolato. Quindi saluto e glisso, vedremo se saprà giocarsi qualche carta interessante, che magari non comprenda una gita a Chiomonte.

giovedì 1 marzo 2012

L'intelligenza di alcuni

Qualche giorno fa il meraviglioso fidanzato di un’amica ha avuto una straordinaria idea: un gioco a tre. Ha brillantemente deciso di propormelo via mail. Peccato che l’abbia visto una sola volta ad un funerale. Peccato che lo detesti. Peccato che fosse fuori luogo e tempo.
Di seguito la sua mail e la mia risposta.
"ciao L., oggi io e D. ti abbiamo pensato... abbiamo pensato che saresti stata li con noi a visionare e perché no, anche a partecipare... la cosi' tua presenza virtuale ci ha dato molti stimoli, magari martedi' sera se non hai impegni a casa di D......dai pensaci....."
"Ciao C.,
D. mi aveva accennato a questa tua mail ma non l'avevo vista e avrei preferito continuare in tal modo. Avendola letta, diventa d'obbligo risponderti.
I motivi per cui D. tenga tanto a te mi sfuggono, mi duole solo che a ciò corrisponda la sofferenza che ciclicamente per lei è collegata a te, ma è grande e vaccinata per cui, come amica, posso solo starle vicina. A tua discolpa, e non reputandoti sufficientemente intelligente da farlo con dolo, voglio pensare che tu neanche ti renda conto del male che fai.
Detto ciò veniamo alla tua "proposta". Lungi da me una qualsiasi forma di puritanesimo, che non mi appartiene. Ma credevi forse di eccitarmi in qualche maniera??? So che ti vesti e vanti della tua fama di grande amatore... Fortunatamente le persone con cui condividere il letto, i miei giochi ed i miei divertimenti posso ancora scegliermele, ed anche qualora così non fosse, piuttosto che fare sesso con te, praticherei con piacere l'astinenza a vita. Trovo quanto meno inopportuna e di pessimo gusto questa tua mail e ti rispondo con toni sobri solo per rispetto alla mia amica. L'educazione da un lato e l'affetto che provo per lei, mi impongono di salutarti laddove dovessi incontrarti, ma non ti nascondo che spero non accada."

Si è offeso, non capisco il perché.

Mezzi busti e piedistalli

Ho un difetto, uno dei tanti. Una fiducia altalenante. Soprattutto con gli uomini… chissà perché… Quando incontro un uomo, non mi fido. Prendo tutto ciò che mi dice con il beneficio del dubbio. Non metto in discussione le sue parole ma ricordo costantemente a me stessa che potrebbero non essere vere. Tanto più i complimenti, spesso fatti per piaggeria che per reale convinzione. Di solito nel giro di pochi giorni le mie riserve vengono confermate.
Di rado, invece, capita che qualcuno si dimostri coerente con se stesso nello scorrere del tempo ed allora, per una sorta di istinto masochistico, decido di innalzarlo su un piedistallo. Magari gli modello anche un mezzo busto, con le sue belle parole scolpite nel marmo. Poi regolarmente capita che il mezzo busto cada dal piedistallo, si scheggi e per quanto si provi con opere di restauro, il segno rimanga visibile.
La fiducia una volta incrinata è raro si possa risanare. Le parole hanno un peso, sono azioni in essere, e se il comportamento non è coerente con ciò che si dice, le snatura del loro senso e le impoverisce. Quando un uomo tradisce la mia fiducia, così di rado concessa, spesso lo fa senza rendersene conto, di norma comportandosi  come se certe parole con fossero state dette. Cambiare idea è umano, capita ad ognuno di noi, soltanto bisognerebbe esserne consapevoli. Se fino a ieri per lui ero una persona straordinaria e tutto di lui mi confermava ciò, quando il suo comportamento tradisce questa coerenza, le parole evaporano di senso. Le medesime affermazioni che accarezzavano la mia anima fino a poche ore prima ora le vivo con riserva, anzi le allontano, per non immalinconirmi troppo per quel profilo sbeccato.