Ci siamo
conosciuti nel settembre del 1995, un secolo fa.
Lui allora era un DJ sulla
cresta dell’onda con orde di ragazzine scosciate che non vedevano l’ora di
averlo. Io una giovin fanciulla controcorrente per partito preso. Mai avrei
creduto, ma lui era divertente ed io ci cascai, come tutte le altre che
nel frattempo frequentava e di cui io ovviamente sapevo, troppo comprensiva già
allora. Ci incontravamo al casello di Santhià, il romanticismo non era un suo
punto di forza eppure a me piaceva tanto. Io non altrettanto a lui tant’è che
si innamorò di un’altra e smettemmo di vederci.
Sono passati gli anni e tanto è
successo nella vita di entrambi. Lui alla fine si è lasciato con la ragazzina di
allora ed è ritornato ad essere uno scapolo impenitente. Qualche anno fa “ha messo
la testa a posto”, si fa per dire. Non ci siamo mai persi di vista, ogni tanto
le nostre strade si sono incrociate con una telefonata, qualche mail e rarissimi
incontri. La maggior parte delle volte lui mi cerca, vuole vedermi, e io fuggo.
Non sempre per motivi reali. Perché nonostante il trascorrere degli anni per me non è
mai diventato uno dei tanti. E tutt’oggi mi domando come potrebbe essere.
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