mercoledì 7 marzo 2012

Dieci o trenta

Ho trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza a sentirmi dire che sembravo molto più matura della mia età. Allora mi sembrava un gran complimento, oggi mi pare una bella sfiga. C’è chi dice che ho trent’anni da quando ne avevo dieci, io non so se i dieci li ho mai vissuti. Quello che so è che comprendere il prossimo è una fottuta fregatura. Perché nel momento in cui comprendi le motivazioni, capisci quali sono i processi che hanno portato l’altro a dire determinate cose o a compiere certe azioni, fatalmente scatta l’empatia. Ed allora non puoi più gridare, strepitare e arrabbiarti. Non ce n’è motivo. Puoi solo ascoltare ed accogliere, sorridere e supportare.  Si crea quindi uno strano gioco per cui chi ti sta di fronte si abitua: all’inizio del rapporto – qualsiasi esso sia – si  stupisce e ringrazia, con il tempo da tutto per scontato, approfittandosene sempre di più.
Talvolta sono stufa di essere saggia, adulta e consapevole. Vorrei fare i capricci, urlare e battere i piedi per terra. Ma non lo facevo quando avevo cinque anni, come posso farlo oggi? Ogni tanto ci provo, ma non devo essere molto credibile, perché nessuno ci casca.

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