Non pensavo che alla fine sarebbe venuto, tanto mi aveva
allontanato nelle ultime settimane. Me lo aveva detto, avevamo programmato i
giorni, ma credevo che alla fine avrebbe annullato tutto, tanto che non mi ero
posta il minimo problema di cosa avremmo potuto fare o dove saremmo potuti
andare.
Ed invece mi ha stupito, anche questa volta. E’ arrivato
con il suo trolley tra la folla, senza quasi accorgersi che io ero lì a due
passi ad attenderlo. Ci siamo guardati, le sue mani hanno incontrato le mie ed
i giorni, i silenzi, le distanze si sono annullati in un istante.
Poteva essere molto rischioso, due adulti quasi
sconosciuti – se non per tante parole e due fugaci incontri – per tre giorni a
stretto contatto. E’ stata simbiosi, una lunga e fluida danza di emozioni e
calore.
Parole tante, a raccontarsi non a spiegarsi, tutto era
limpido. La felicità di scoprirsi identici e complementari nelle piccole cose
di tutti i giorni. Nei respiri della vita.
Fare la spesa insieme, gironzolando
per il mercato, ridendo per una battuta. Cucinare fianco a fianco, senza mai
scontrarsi, con gli stessi ritmi. Una lunga passeggiata a fargli scoprire la
mia città, con le dita che si sfioravano ed il sole che scaldava. Guardarsi
negli occhi attraverso un tavolo e leggerci tutto ciò che non si diceva. Stare
abbracciati sul divano, ad ascoltare musica, in un silenzio pieno di noi e di
serenità. E fare l’amore per ore ed ore, mai sazi e stupiti di come ogni volta
fosse inedita.
Tre giorni possono cambiare la vita.
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