martedì 31 luglio 2012

Non è migliorato

Mi correggo, il pavone è noioso, mortalmente. Credevo che con la maturità avesse acquisito un minimo di spessore umano, invece è pura apparenza, se gratti la superficie sprofondi nel vuoto. L'incredibile è che non ha neanche imparato a godersi la vita. Pieno di soldi, solo ed infelice. Prova a consolarsi con abiti firmati e ristoranti. Peccato non distingua la lana dal cachemire se non fosse per l'etichetta. Cibo e vino li valuta per quel che vengono fatti pagare, senza il minimo gusto. Ha una moglie che lo detesta apertamente e per fargli scontare trent'anni di solitudine oggi lo ripaga con la stessa moneta, ignorandolo a tutto tondo. Lui non se ne da pace, ne parla con tutti tranne che con lei, vittima della stessa gabbia dorata che si è costruito. Cerca conferme ovunque, si lamenta costantemente, sembra brillante per un paio d'ore per poi logorroicamente raccontarti i particolari della sua vita famigliare. Non me ne importa nulla, non sono la tua psicologa, né tanto meno una tua amica. Anche perché credo che non abbia idea di cosa sia l'amicizia, confondendola con le conoscenze delle pubbliche relazioni. Tutti amici, pronti a parlare alle sue spalle. E lui fa la ruota, ormai solo per se stesso. 
Ora ricordo perché per otto anni l'ho rimbalzato, non mi sbagliavo.

sabato 28 luglio 2012

Scomoda ai più

Smettetela di chiedermi cosa vorrei, quando non sapete cosa siete disposti a dare. Talmente persi nei condizionali da dimenticare la verità del presente. Non domandatemi chi sono se non avete la forza di ascoltare la verità. Le domande hanno un senso quando ci si assume la responsabilità delle risposte, per quanto scomode. Se volete superficialità ed amate le cose facili non sono la persona giusta. Sono impegnativa e strutturata, mi piace entrare nella vita non lasciarla scorrere. Detesto la banalità del vuoto, amo la consapevole leggerezza di chi conosce il dramma. Il passato ci rende quello che siamo oggi, tanto più se è denso, scomodo e sofferto. Solo se abbiamo molto vissuto possiamo scegliere con coscienza. Io sono anche il mio ieri, non pretendete che lo rinneghi, gli errori fanno crescere. Amo le risposte schiette e dirette, scovare gli scheletri negli armadi e i fantasmi del non detto. Il fatto che rinneghi l'ipocrisia del luogo comune non significa che non sia una brava persona. Evitatemi moralismi e buonismi, piuttosto imparate a godere del bello, capita di rado ed è stupido lasciarselo sfuggire.

venerdì 27 luglio 2012

Patate d'oro

Non ce l’hai d’oro e se anche così fosse non sarebbe un buon motivo per tirarsela. Detestavo le uscite sole femmine quando avevo vent’anni, figuriamoci ora. Nonostante ciò ogni tanto capita, mio malgrado, di ritrovarmici pizzicata, una tortura.
Compleanno di una cara amica che vedo poco, invito caloroso, decido di accettare. Mi ritrovo in una pizzeria di tendenza – per la location credo, il cibo è pietoso – con nove fanciulle sulla trentina. Due passano ogni istante della serata a postare foto e messaggi su facebook, l’ufficio stampa di Paris Hilton al confronto non è nessuno. Due non hanno aperto bocca, mai. Una si è lanciata in dissertazioni sulla libertà di espressione di uomini ed animali, avrei voluto manifestare la mia infilandole un tappo in bocca.
Se poi decidete di venire a cena vestite da zoccole, perché vi piace, come a tutte, essere guardate – anche se un minimo di classe in più non avrebbe guastato – dovete mettere in conto che esiste la fondata probabilità che qualche maschietto vi faccia un complimento. Giammai!! Scandalizzate ed infastidite, spocchiose e piene di sé, al limite della maleducazione. Per poi invidiare e sparlare di chi con un sorriso ed un minimo di gentilezza e cortesia ottiene attenzioni e rispetto. L’insicurezza è una brutta bestia, l’arroganza e la stupidità ancora di più.

giovedì 26 luglio 2012

Parco cittadino

Ero lì per prendere un po’ di sole e rilassarmi, lontana dal pensiero di qualsiasi contatto umano. L’ho notato il primo giorno, da lontano. In mezzo al prato, capelli grigi raccolti, abbronzato. Non male, ho pensato.
Il secondo giorno eravamo un po’ più vicini, l’ho studiato con maggiore attenzione. Irrimediabilmente attraente. “Lascia stare…” diceva la vocina della ragione. Lo osservavo di sottecchi. Forse mi guardava anche lui.
Il terzo giorno non pensavo di trovarlo ancora, eppure era sempre nel medesimo punto, tra il verde con il suo pantaloncino rosso. Mi ha fatto cenno di avvicinarmi, giammai, chissà chi è… Ma lasciar perdere era impossibile. Sguardi, sorrisi, cenni, un numero di telefono mimato a distanza. Due adolescenti. Da vicino non ci perde, sorriso da simpatica canaglia, atteggiamento di chi tutto ha già fatto e visto ma non lo fa pesare, con la risposta pronta, pelle liscia, labbra morbide, spudoratamente affascinante.
Percentuale di rischio: vertiginosa.

mercoledì 25 luglio 2012

Chimica

Pelle contro pelle, questione di un istante. Senza spiegazioni, molto al di là della ragione e della volontà. Persone che vorremmo sentire e che rimangono su una lunghezza d’onda diversa dalla nostra. Individui appena incontrati che scatenano vibrazioni inspiegabili. Quanto ho voluto, cercato, provato a desiderare qualcuno, tentando di far scattare ciò che non c’era e mai ci sarebbe stato. Non credo ad incantesimi a scoppio ritardato, se l’intesa c’è è immediata. Nulla a che vedere con il colpo di fulmine o con i sentimenti, piuttosto chimica della carne che non mente e reagisce. Inspiegabili ed istantanee reazioni che danno un senso alle relazioni umane. A volte altrettanto rapidamente scompaiono, riportando l’altro nell’anonimato. Ogni volta che percepisco l’immediata potenza nel contatto, le spiegazioni si annullano nel sentire, che sia di un istante, un giorno, un anno, una vita intera.

martedì 24 luglio 2012

Collezione estiva

Non compro moltissimo, solo ciò che mi piace veramente, quello che ho lo tengo cura. Se un abito mi viene a noia lo lascio nell’armadio per una o più stagioni, nel momento in cui lo riprendo è come se fosse nuovo. Lo stesso accade con gli uomini. Se li lasci decantare un po’ di tempo, cuocere nel loro brodetto, quando li recuperi possono essere di nuovo interessanti. Si è cambiati entrambi, c’è molto da raccontare ed il piacere di trascorrere delle ore insieme si potrebbe rinnovare. Non sempre, ma spesso accade. Quindi meglio non buttare via nulla, o lasciarsi in malo modo, non si può mai sapere. 
La collezione della stagione estiva 2012 prevede diversi revival, tutti al momento piacevoli, ed alcuni nuovi acquisti, ancora in fase di valutazione. Ciascuno va preso a piccole dosi, come i vestiti: una serata, una notte o una giornata per volta, il rischio saturazione è dietro l’angolo. Ci si destreggia... tra vintage e novità...

sabato 21 luglio 2012

Mi manca

Mi manca. Parecchio. Ma cerco di resistere. Non gli scrivo e non lo chiamo. Anche se la tentazione talvolta è fortissima.  Nel momento più inaspettato mi appare il suo volto nella mente, le sue parole nelle orecchie, rivedo le immagini, ripenso a tutto ciò che avremmo voluto fare e condividere, ricordo quant’era bello fare l’amore con lui. Ammetto che il rischio di cadere nella malinconia esasperata è alto ma sto provando a non farlo. In passato, quando le cose non erano andate bene ed i rapporti si erano conclusi, mi concentravo sui lati negativi evitando così di pensare a quelli positivi. Questa volta non posso farlo perché non riesco a ricordare un momento trascorso insieme in cui io non fossi felice di esserci. E' vero però che non ha avuto il tempo di urtare la mia suscettibilità e la mia indipendenza! Ora devo attendere che il trascorrere dei giorni sfumi i contorni a attutisca le emozioni, devo resistere strenuamente alla tentazione di sentirlo. Una domanda però mi insegue: tutto ciò era proprio necessario?

venerdì 20 luglio 2012

Cambiamenti

La vita è un flusso inarrestabile. Le persone, i pensieri, le emozioni non si possono bloccare in un fermo immagine. Noi non siamo sempre uguali a noi stessi, a seconda del periodo che stiamo attraversando cambiamo. E' vero che il nocciolo duro rimane il medesimo, ma gli stati d'animo e le esperienze condizionano il nostro rapportarci col mondo. Per periodi più o meno lunghi possiamo sembrare apparentemente diversi, alcuni lati del nostro io diventare preponderanti rispetto ad altri. Ma sarebbe sciocco credere che quel che eravamo non esista più, è dentro di noi, come ogni più piccola sfaccettatura del nostro io. Nulla sparisce, tutto rimane, pronto a manifestarsi nuovamente. Siamo quel che siamo oggi, quello che eravamo ieri ed in parte quel che saremo domani.
Le persone di solito tendono a voler porre necessariamente la scelta: se sei in un modo non sei in un altro, ora che sei così non mi interessi più. L’accoglienza è l’esatto posto, è l’assoluta disponibilità e propensione all'altro per permettergli di essere pienamente se stesso, anche quando ci sembra di non riconoscerlo, anche quando ci piaceva più prima. Per la poliedricità è indispensabile che vi siano le condizioni per manifestarsi, l’attenzione.

giovedì 19 luglio 2012

Il pavone

L’ho conosciuto diversi anni fa, all’epoca era un ometto prestante, decisamente belloccio, che credeva di avere il mondo in pugno. Professionista avviato si destreggiava tra un party ed un aperitivo, perdendosi in continue pubbliche relazioni. Faceva la ruota, come un pavone. Quanto sono bello, quanto sono bravo, quanto sono capace. Ci avvicinammo brevemente, trovavo estremamente fastidiosa questa ridondante apparenza vuota di senso. E lui voleva solo un’altra tacca sul suo bastone. Mi ha rincorsa per anni, corteggiandomi sempre, gli ho detto no infinite volte, non si contano gli appuntamenti andati a vuoto.
Non so perché dopo tutto questo tempo ho deciso di uscirci. Per noia credo. O forse perché l’ultima volta che l’ho sentito ho percepito che non era pieno di sé come un tempo.
Rimane piacioso, fa sempre la ruota, ma non è più convinto neanche lui di quest’eterna rincorsa che è stata la sua vita. Realizzato, senza dubbio, importante e con innumerevoli agganci, ma irrimediabilmente solo, alla ricerca di quella tenerezza che credeva inutile. Ha deposto le piume, merita un minimo di passeggera attenzione.

mercoledì 18 luglio 2012

Abiti, veli e nudità

Ho vissuto buona parte della mia esistenza con gli abiti di qualcun'altro. Vestiti che mi erano stati cuciti addosso ma che non mi appartenevano e in cui non mi riconoscevo. Per lungo tempo non me ne sono neppure resa conto. Credevo che il senso di inadeguatezza fosse una costante inevitabile. Iniziando per caso e proseguendo con tenacia sono andata alla ricerca di ciò che c'era sotto infiniti strati. Ho smesso di mentire, a me stessa prima di tutto. Ho iniziato a domandarmi cosa volevo, cosa mi piaceva, cosa desideravo. Ed ho scelto la via della trasparenza.
Ho poi pensato che pormi verso il prossimo con autenticità e schiettezza, senza schermi e velature fosse la soluzione migliore. Non è così. L'onestà intellettuale ed anche quella emotiva non sono comprese, il mondo è così abituato alla menzogna che la verità non paga. Le persone si approfittano della nudità, la scrutano senza pudore, colpiscono là dove la carne è più tenera. Gli errori servono per crescere.
Oggi non voglio dimenticare chi sono ma occorre che mi rivesta di alcuni veli. Preservare la mia anima, il mio cuore ed i miei pensieri è diventato indispensabile.

martedì 17 luglio 2012

Saldi

Fine stagione, periodo di saldi, pareva brutto non riaprire lo shopping... I tempi non sono i migliori e si rischia di incappare in fondi di magazzino, ma anche tra quelli, scegliendo con cura si possono trovare articoli interessanti. Forse non di prima scelta, forse non della stagione in corso, ma occasioni piacevoli che val la pena di cogliere. Il rischio è quello di essere convinti di trovare il grande affare per poi beccare la classica "sola", ma la caccia è pur sempre piacevole. Inoltre la tensione al rinnovamento dà la sensazione di non stare a crogiolarsi nella noia e nella malinconia. L'obiettivo è però cambiato. La diversificazione implicita un impegno che trovo ultimamente faticoso da gestire. Opterei per il collezionismo... Devo solo capire se trovo delle teche adatte e sufficientemente capienti.

sabato 14 luglio 2012

Immaturità sentimentale

Non si smette mai di imparare. Mi sono sempre detta che i rapporti o funzionano o non funzionano, da sé, al di là dell'impegno o della volontà. Ma non avevo preso in considerazione un fattore fondamentale che è la consapevolezza che nasce dall'esperienza. Per essere felice non basta esserlo, perché se non ne sei consapevole rischi di buttare via tutto. Solo quando hai molto tentato e tanto sofferto comprendi la magica perfezione della semplicità. Solo se sei sentimentalmente ed emotivamente maturo rimani estasiato quando i pezzi si incastrano in modo perfetto, quando basta uno sguardo per capirsi, quando è sufficiente tenersi per mano e passeggiare per stare bene, quando si fa l'amore con anima e carne che plaudono insieme. Quando non si è pronti, si crede nella casualità, non se ne percepisce la straordinaria unicità, ci si illude che possa riaccadere ogni volta che si vuole. Si pensa che sia troppo facile e non ci si rende conto di quanto sia eccezionale la semplicità. Credevo che la consapevolezza si acquisisse con il trascorrere degli anni, ma non per tutti è così, non per chi certe cose non le ha provate, vissute, sentite bruciare sulla propria pelle. A volte la magia accade, ma c'è chi non la vede.

mercoledì 4 luglio 2012

Un grande bluff

Le persone smettono di preoccuparsi da un istante all'altro. E' stupefacente. Fino all'altro ieri ti domandavano venti volte al giorno se stessi bene, si prodigavano in aiuti e supporto, ti trattavano come se non fossi più in grado di attraversare la strada da sola, improvvisamente scompaiono. Puoi essere nella "m" più profonda e loro hanno altro da fare.
L'occuparsi dell'altro nasce dal volere il suo bene. Il "ti voglio bene" dovrebbe significare questo: desidero il tuo bene. Se io nel frattempo non ti ho messo sotto il cane, tradito la tua fiducia o altro, come può scomparire il tuo bene da un istante all'altro? Non sarà forse che non è mai esistito? Possiamo non amarci più, decidere di vivere due vite diverse, ma se ti volevo bene ieri te ne vorrò anche oggi, se potevo aiutarti ieri lo farò anche oggi, se hai bisogno ci sarò, nelle piccole come nelle grandi cose.
Gli affetti non si cancellano con un colpo di spugna, se ciò accade è perché non c'era nulla da cancellare. Ed il tuo ti voglio bene era un unico grande bluff.

martedì 3 luglio 2012

Disincanto

Qualcosa mi hai insegnato anche tu, ne avrei fatto a meno questa volta. Non bisogna fidarsi, mai. Con te ho silenziato tutti i campanelli d'allarme, mi sono convinta che fossero proiezioni di una vita difficile. Credevo di essere talmente abituata alle fregature da volerle vedere anche dove non ci sono. Abituata a storie difficili, a persone complicate ed irrisolte, a stronzi dichiarati. Ma almeno con loro ti preservi l'anima, te l'aspetti che prima o poi arrivi il brutto. Tu no, tu ti sei dipinto da principe azzurro dei nostri tempi, da bravo ragazzo, da uomo all'antica. Mi hai riempita di attenzioni, di parole, di favole. Ed io, perfetta idiota, ho creduto che potesse essere, che finalmente la vela della vita aveva girato a mio favore, con il vento in poppa, verso la felicità. Non ho voluto vedere i segnali che c'erano, ci sono sempre, e in altri mille occasioni mi hanno messa in allerta. Mi dicevo di non essere negativa, di non mettere in crisi ciò che funzionava. Ebbene mi hai insegnato che alle mie sensazioni devo dare retta, sempre, perché loro non sbagliano, mai. Mi hai tolto anche le ultime illusioni, quelle sepolte nell'anima. Non ho idea se ce ne siano ancora, probabilmente se esistono sono ben nascoste.

mercoledì 27 giugno 2012

Era aria di buono

Era aria di buono, di pulito, di facile. Mi è sembrato che finalmente tutto avesse un senso. Che le sofferenze ed il dolore del passato potessero essere ripagate da qualcuno che sapeva farmi sentire amata e coccolata. Ho creduto che fosse arrivato il mio turno per essere felice. Ed invece di base la vita è una merda. E basta.
Meglio adesso che dopo, mi dico. Magra consolazione. Perché questa volta ci ho creduto. Non solo nella persona ma nella storia. Nel fatto che fosse una svolta nella mia vita, la possibilità di progettare, di affidarsi, di sentirmi accolta, di non essere più sola. Una storia vera, facile, propositiva, senza sotterfugi e senza scheletri. Qualcuno con cui pensare a cose da fare, posti dove andare, pensieri da condividere.
Non ci si innamora in un istante ma in un istante si riconoscono le persone con cui c’è affinità e con lui c’era. Ed io, seppur con duemila paure mi stavo innamorando, mi stavo aprendo, mi stavo fidando. La vita mi ha tolto le illusioni, mi ha resa disincanta e dissacratoria. Con lui ho creduto in una vita nuova, in una piccola favola. Probabilmente il destino che è scritto per me è un altro e coincide con la solitudine. Mi sento come se avessi fatto un frontale con un treno merci.

giovedì 21 giugno 2012

Percorsi

La vita è fatta di percorsi, cercati o subiti, che inevitabilmente ci portano da qualche parte. Magari dove non avremmo mai pensato. Talvolta è più importante il viaggio della meta, talvolta l’arrivo da senso alla strada fatta.
C’è chi non si muoverebbe mai da dov’è, vorrebbe che tutto rimanesse sempre uguale a se stesso. C’è chi percorre i sentieri battuti, con la rassicurante presenza delle indicazioni. C’è chi tenta con le scorciatoie. C’è chi cerca vie inesplorate e poco consigliate.  Tutti devono fare i conti con imprevisti, incontri, incidenti, che mutano gli orizzonti e che cambiano le motivazioni.
Il cammino fatto ci rende quello che siamo oggi e condiziona i passi di domani, non ne esiste uno migliore in assoluto. Di certo ne esistono alcuni più faticosi, che rafforzano anima e corpo. Ma quel che è stato non si può cambiare, possiamo solo scegliere lo spirito con cui affrontare il prossimo bivio.

martedì 12 giugno 2012

Incrociamo le dita

E’ un po’ che non scrivo. Ma dovevo mettere ordine. Dentro.
La perdita di un equilibrio esteriore porta inevitabilmente a sommuovere quello interno, che si voglia oppure no. Avevo bisogno di silenzio con me stessa. Avevo necessità di chetare il tumulto interiore, o meglio di permettergli di gridare e di essere. Reprimere non serve a nulla. Far finta che non c'è nessun problema va bene con il mondo ma non con noi stessi. E’ giusto ed è normale che non tutto sia sempre sotto controllo, anche per una come me. Ora sto meglio, anche se le voci – giuro, nessuno sdoppiamento di persona – ci sono, la paura anche, tanta. Paura di non farcela da sola, paura di quello che può succedere, paura di perdere quell’indipendenza così fortemente voluta, cercata e conquistata.
Ma ogni tanto nella vita qualcosa di bello arriva e forse, meglio andarci con i piedi di piombo, è qui. Incrociamo le dita.

martedì 5 giugno 2012

Un pugno di mosche

E’ un dolore leggero, sordo, persistente. Faccio finta di non sentirlo. Penso ad altro, faccio cose. Non ci riesco. Il subconscio agisce al posto mio e di notte i sogni si moltiplicano. Avventure mirabolanti, corse, fughe, ricerche. Faticosissimi.
La ragione cerca di controllare il pensiero che sfugge. Tento di essere positiva. Oggi non mi riesce tanto bene.
Mi sono sempre impegnata, ho studiato, lavorato. Ho affrontato tutto ciò che mi si chiedeva con il sorriso sulle labbra e con grinta. Mi sono adattata a qualsiasi cosa che mi venisse proposta. E mi ritrovo con un pugno di mosche. Sono stata corretta, onesta, seria. Non serve a nulla.
I tempi sono difficili, lo so benissimo, lo vedo e lo sento ogni giorno. Ma ci vorrebbe un minimo di onestà intellettuale e di rispetto per la vita del prossimo.

venerdì 1 giugno 2012

Problemi ed occasioni

I problemi sono solo occasioni in abito da lavoro. Io mi sarei stancata di occasioni.
Così come mi sarei anche un po’ stufata di cercare i portoni che si dovrebbero aprire quando si chiudono le porte. O di riempire bicchieri vuoti per farli diventare pieni.
Ma non posso e non voglio abbattermi. Mi obbligo a credere che dietro a questo momento ci sarà qualcosa di bello. Cerco di non pensare a chi, nonostante le mie mille domande e dubbi, mi ha rassicurata. E’ un dato di fatto, mai credere a chi ti dice “stai tranquilla”. Ciò che veramente mi da fastidio è che tra persone adulte basterebbe parlar chiaro e non raccontare bugie che da sempre hanno le gambe corte.
Qualcosa mi inventerò, non mi ha mai spaventata il lavoro e non lo farà ora. A costo di andare a pulire i cessi. Perché qualcosa da fare si trova. Chissà che magari non sia veramente l’opportunità di scoprire nuove strade. Magari l’esperienza nello shopping finora maturata aiuta a cercare e trovare altro.
Mi domando solo: ma ogni tanto un po' pianura, se non di discesa, non sarebbe possibile???

giovedì 31 maggio 2012

Surfista

Credevo di averlo superato ed invece no: i finti profondi mi urtano profondamente, ne ho avuto l’ennesima controprova.
L’animaletto in questione l’ho conosciuto grazie allo shopping tradizionale. 41 anni, presenza piacevole, commerciale, surfista.  Al telefono simpatico e dinamico, spigliato e con la battuta pronta. Lo incontro. Look da uomo alternativo – per affascinare dovrebbe essere supportato da una forte personalità, che gli manca decisamente – capello riccio e un po’ lungo con qualche filo grigio, leggermente dinoccolato. Due particolari mi lasciano da subito perplessa: unghie sporche e totale assenza di profumo di fresco e pulito. Momentaneamente accantono e vado oltre.
Gelato e passeggiata. Si lancia in dissertazioni esistenziali costruite sulle sabbie mobili, a grattare la superficie si scorge il vuoto. Inizio poi a cogliere un’infinità di tic nervosi (non ce la posso fare) e di ansie latenti: troppa gente, troppo rumore. Probabilmente tutte scuse per arrivare a chiedermi di salire, “così stiamo tranquilli e ti faccio un massaggio”. Certo, magari mettiamo anche la lavatrice. Al mio diniego, ormai i campanelli d’allarme stanno facendo un concerto, si irrigidisce e comincia a leggermi la vita. Bisogna assecondare i propri desideri, dice, non frenarsi. Riuscire a spiegargli che è esattamente quello che sto facendo e che semplicemente non ho nessuna voglia di averlo in casa è dura.

mercoledì 30 maggio 2012

Sì e no

E’ difficile, ci sono voluti anni per rieducare me stessa e tutt’oggi non sempre mi riesce. Dire sì quando è sì e dire no quando è no è una delle imprese più difficili da affrontare.
Ci hanno educate – soprattutto noi femminucce, bisogna ammetterlo – con l’abuso del condizionale. Siamo cresciute pensando a quello che dovremmo o non dovremmo fare, pensare, dire. Di solito sulla base di regole inutili ed infiniti moralismi. Ad un certo punto mi sono resa conto che non solo non sapevo chi ero, ma non avevo la minima idea di ciò che volevo veramente per me stessa. Le mie scelte erano spesso dettate da ciò che mi sentivo in dovere di essere e non da quello che veramente desideravo, perché non ne avevo la minima idea. E’ stata una lunga ricerca, a volte è anche più semplice abbandonarsi al sentire comune che vivere la propria vita. E’ stato un percorso che mi ha portata a scoprire lati di me inaspettati. Ammetto che qualche volta cado ancora nell’errore ma me ne rendo conto quasi subito.
Ciò che trovo molto divertente è quanto le persone rimangano spiazzate. In una realtà in cui la maggior parte dei no significa sì e viceversa, la coerenza tra parola e pensiero destabilizza.  

martedì 29 maggio 2012

Sono contenta

E’ arrivata la mia primavera, sto con molta calma ma inesorabilmente ritrovandomi e riconoscendomi.
Sono contenta perché sono di nuovo io. Quella di prima e molto di più. Gli ormoni stanno riprendendo a saltellare e mi danno una bella scarica di adrenalina. Sono contenta perché sono cresciuta. Riesco a vivere con sempre più consapevolezza e con infinita maggiore libertà la mia vita. Non mi preoccupo più di essere o di far sembrare quello che non sono, di accontentare il prossimo, di immaginare cosa potrebbe desiderare l’altro per adeguarmi a quell’immagine. Non sono più mediata ma immediata.
Quando si sta bene si torna a vivere. Quando le cose funzionano in modo naturale, senza forzature, ed i momenti sono belli, l’aria è più leggera. Ed io sono libera. Di fare ed essere solo ciò che desidero.
Sono pronta per fare nuovi danni, ma divertendomi immensamente di più mentre li faccio.

venerdì 25 maggio 2012

Il mattoncino d'oro

Questa volta lo speed date ha dato risultati imprevisti. L’offerta era come sempre esigua ma tra gli animaletti ne è spuntato uno che ho immediatamente riconosciuto: il mattoncino d’oro. Il soprannome non è di mia invenzione, ma gli fu attribuito da un comune amico diverso tempo fa e gli si adatta alla perfezione. Pseudoimmobiliarista, si presentava già una decina di anni fa con improbabili giacche blu da lupo di mare, millantando improbabili conoscenze ed una mirabolante vita sociale. Parlava, parlava, parlava. Occhio da pesce stantio, alto un metro ed un paio di ciliegie, dialogo noioso e ridondante. Pareva ad un certo punto avesse incontrato la sua principessa rosa e che vivessero in un castello incantato. Ho dedotto che sia fuggita, che si sia risvegliata dall’incantesimo? Lui non è cambiato per nulla, barboso e pesante esattamente come allora, solo più vecchio, triste e ridicolo.
Ops… mi sono dimenticata di lasciargli il numero…

giovedì 24 maggio 2012

Toy boy

E’ un bimbo ed è caruccio. Molto. Non alto, ben proporzionato, con muscoletto guizzante dato dalla fatica e non dalla palestra. Livello culturale di un coyote nel deserto. Distribuisce accenti e apostrofi in ordine sparso, con i tempi verbali ha un rapporto conflittuale. Eppure molto simpatico, dalla battuta pronta, con quella sfrontatezza tipica del maschio giovane, è nell’età in cui crede ancora di potere tutto.
Quando ci siamo conosciuti, un caso questa volta, ho iniziato a trattarlo da sorella maggiore, non mi ha neanche sfiorata l’idea di considerarlo in altro modo. A lui si. Sono sei mesi che ci prova. Io comprendo che le collezioni vanno arricchite di elementi rari e che gallina vecchia faccia sempre buon brodo, ma la cosa mi lascia molto perplessa. Ammetto di essere tentata, parecchio. E rido di me stessa, devono essere i primi segni della senilità incombente. Ora però che faccio?

martedì 22 maggio 2012

Gnomo biondo

Quando mi dissero che era nato saltellai di felicità, non sapevo neppure io perché, ancora troppo piccola per essere consapevole. Ricordo perfettamente la prima volta che lo vidi, un microscopico esserino con troppa pelle, faceva grinze ovunque. Fu amore immediato.
Gli anni si sono rincorsi, è diventato grande. Se ripenso al passato mi appaiono sue immagini che da vivace gnomo biondo lo trasformano nell’uomo di oggi. C'è sempre stata troppa differenza d’età per poter litigare e l’istinto materno ha giocato a suo favore. Ho provato a dare a lui la sicurezza in se stesso che a me non avevano dato. Volevo che fosse migliore di me. Volevo che si sentisse forte. Volevo che fosse più felice di me. Non so se ci sono riuscita.
L’ho difeso, vezzeggiato, consolato, appoggiato, viziato, a volte forse troppo. Ma con lui non riesco ad avere una visione obiettiva. Nonostante ci abbia provato non sempre sono riuscita a proteggerlo dalle ferite della vita, il mio scudo a volte non è bastato. Ho raccolto qualche coccio, l’ho aiutato a rialzarsi e a spiccare nuovamente il volo. Amare significa anche lasciar andare per la propria strada. Gli anni passano eppure per me non cambia nulla, io rimango la sorella grande e lui il fratello piccolo.

sabato 19 maggio 2012

Cucciole

Amore. Tesoro. Pulcino. Luce mia. Principessa. Cucciola… La collezione è infinita. I nomignoli che gli uomini riescono ad inventarsi nei momenti di grazia sono degni dei romanzi Harmony. E noi, inguaribili romantiche, ci sentiamo coccolate e vezzeggiate.
Attenzione però, l’attribuzione di un appellativo generico risolve il problema del riconoscimento. Se il pischello di turno chiama tesoro tutte le donne con cui esce avrà risolto un grosso problema, non dovrà ricordarsi se sta parlando con Maria piuttosto che Paola, uscendone sempre da gran brillante. Lo si riconosce in fretta, lo fa dalla seconda telefonata e noi, momentaneamente incapaci di intendere e di volere, lo interpretiamo come segno di evidente coinvolgimento. A discolpa maschile si può dire che qualche ragione ce l’hanno per tutelarsi. Se ci chiamano con un altro nome, peggio che mai con quello di una ex, è un errore imperdonabile, ci gireranno vorticosamente le palle e gliela faremo scontare per mesi e mesi.
Per me il nomignolo è una cartina tornasole di estrema efficacia per valutare quanto me ne possa importare dell’animaletto in questione. Sono – appena appena leggermente – fuori tempo massimo per essere definita cucciola, ma se l’elemento è interessante riesco a non farmi venire l’orticaria. Il problema è quando il lui cade in disgrazia, anche il banale “tesoro” provoca un moto istintivo di rifiuto e, se è stato stronzo, anche una leggera nausea. Per favore, fammi la cortesia, non chiamarmi proprio.

giovedì 17 maggio 2012

Occorre rallentare

Quante persone sono a tal punto prese dalla sopravvivenza da dimenticare se stesse. Quante coppie si perdono in quel complesso meccanismo che condiziona la quotidianità della maggior parte di noi adulti. Siamo così concentrati ad arrivare alla fine delle giornate da non avere il tempo di fermarci e pensare. Lavoro, impegni, famiglia, figli, obbligano a complesse dinamiche logistiche che assorbono le energie. Si ha bisogno di talmente tanto impegno per riuscire a fare tutto che diventa impossibile pensare a null'altro. Alla sera si arriva stremati, si fa finta di chiacchierare per poi svenire sul divano. Passano i giorni, i mesi, gli anni senza mai riflettere se la persona con cui si è sia veramente quella che si desidera. Se talvolta questo pensiero fa capolino tra i mille altri viene immediatamente surclassato da problemi più urgenti o che si ritengono più importanti.
I problemi vengono a galla quando per puro caso ci si ferma o anche solo si rallenta. Scoppiano le incomprensioni, i malumori, le discussioni, i litigi. Ed allora qualcuno dice: ecco, non capisco, ora che le cose andavano bene ce la prendiamo per delle sciocchezze. Forse perché non sono cose di così poca importanza, l’oggettività dell’inezia si scontra con la soggettività di chi la sta vivendo. Il disaccordo sul particolare che pare futile è spesso sintomo di un malessere ben più profondo. Impegnati a sopravvivere, a vivere a rotta di collo, ci si è dimenticati dei bisogni dell'anima. Gli unici che danno un motivo per vivere veramente quest'esistenza.

mercoledì 16 maggio 2012

Sono stanca

Bisognerebbe usare le parole con parsimonia. Perché le parole hanno un peso specifico estremamente alto, nella nostra vita e in quella degli altri. Ciò che si dice comporta delle conseguenze di cui tenere conto. Quasi nessuno lo fa. Ed io mi sono stufata.
Sono stanca di persone che parlano per dare aria alla bocca, che non riflettono prima di dire, che non tengono conto del male che fanno. Sono nauseata da chi inganna, con o senza dolo. Siamo essere pensanti, ci è data la possibilità di valutare. Il "non l'ho fatto apposta" non può essere un alibi che tutto giustifica.
Sono disgustata dalla quantità di codardi che ho incontrato nella mia esistenza. Individui che non hanno il minimo coraggio, che scelgono sempre la via più semplice, che rinnegano se stessi, che dimenticano.
Sono profondamente disillusa, neanche cinica, solo amareggiata. Perché non ci credo più nella possibilità di essere stupita. Ogni tanto vorrei sbagliarmi. Non ho più voglia di “andare a vedere”, dietro c’è sempre un bluff. Avrei voluto vita e sentimenti puliti. Ho trovato troppo vuoto, troppe finzioni e troppi inganni.
Sono stanca.

martedì 15 maggio 2012

Frantumazioni

Superata una certa età dovrebbe essere posto un limite di legge al frantumare le palle al prossimo. Una peculiarità squisitamente femminile. Gli uomini lo fanno meno, non so se sia perché soffrono meno – tendono di solito a due semplici dimensioni – o perché hanno margini di recupero e distrazione più ampi. Le donne vivono invece con una sorta di aspirazione alla sofferenza, pare che si ami molto solo se si soffre molto. Hanno la straordinaria capacità di impelagarsi in relazioni sentimentali che sanno essere a priori cause perse, nonostante ciò non solo vi si buttano a capofitto, ma perseverano nell’errore anche quando lo stronzo di turno va e viene a proprio comodo. Loro stanno lì ed attendono, Penelopi dei giorni nostri. Le migliori sono stoiche e hanno il buon gusto di macerarsi in silenzio, dando sporadiche notizie telegrafiche alle amiche più vicine. La maggior parte è all’opposto portata a condividere ogni più piccolo passaggio del dramma. Peccato che questo si ripeta ciclicamente identico innumerevoli volte. Loro ogni volta si dimenticano di tutte le precedenti e devono assolutamente comunicarti che come loro non ha mai sofferto nessuno. Basta, vi prego.

lunedì 14 maggio 2012

Nato sotto il segno dei bastardi

Ho fatto di tutto per non farlo diventare uno stronzo. Alla fine però ho dovuto arrendermi all'evidenza, lo è di suo.
Non mi piace che i rapporti finiscano con acredine, la trovo un inutile perdita di energie. Mi adopero perché, nonostante si decida di proseguire su strade diverse, rimanga una traccia indelebile del bello che c'è stato. Tanto più con le persone che più ho ritenuto speciali nella mia esistenza.
Lui ha lasciato un segno particolarmente significativo e quando si è allontanato ho rispettato tempi e decisioni per non snaturare gli splendidi ricordi e il rispetto nei suoi riguardi. Peccato che poi abbia dovuto prendere atto che quelle che io credevo attenzioni alla mia persona ed una medesima predisposizione alla salvaguardia del "noi" trascorso, erano in realtà indice di un assoluto menefreghismo. Come per tanti altri i loro problemi, esigenze, difficoltà sono prioritari rispetto a chiunque. Non importa se così facendo si fanno danni, il mondo gira intorno a loro. Ciò che più mi scoccia è che sia riuscito a sporcare ciò che era stato così differente. Si può essere bastardi ma bisognerebbe avere eleganza nell'esserlo, fino alla fine.
Prima ero triste, ora sono arrabbiata. E la rabbia serve a reagire, è un buon segno.

sabato 12 maggio 2012

Un'avventura

Mi sono innamorata di lui una sera d’autunno. Nella penombra di un terrazzo il suo sorriso e l’aria da simpatico bastardo mi conquistarono in un momento. Lo volevo a tutti i costi ed impiegai parecchi mesi per conquistarlo. Sapevo che era un pessimo elemento ed avrebbe dovuto essere solo un’avventura.
Lui aveva una situazione famigliare in corso e pregressa molto complicata, ma io non vi diedi peso perché pensavo che tutto sarebbe finito nel giro di qualche settimana. Invece ci imbarcammo in una relazione folle. In due anni è successo di tutto. Ho accettato per amore situazioni inenarrabili. Ho aspettato. Lui dichiarava un grande amore e prometteva, era così bravo con le parole. Non penso ci fosse dolo o che abbia voluto farmi volontariamente male o fregarmi. Quando faceva certe affermazioni ci credeva lui per primo. Semplicemente, nonostante non fosse più da un pezzo un ragazzino, non era in grado di avere una visione lucida o di scegliere. La vita ha sempre scelto per lui, lo fa ancora oggi.
Dal canto mio non volevo ammettere con me stessa di essermi sbagliata così tanto. Non accettavo di aver buttato via tutto quel tempo per nulla e, nell’attesa di un noi futuro che non è mai arrivato, continuavo a buttarne. Come sempre mi è accaduto, la vita mi ha dato le risposte e mi ha fatto aprire gli occhi. Ci sono voluti anni per guarire e per perdonarlo.
Doveva essere un’avventura.

venerdì 11 maggio 2012

Ciao creatura

Oggi.
Un saluto a chi poteva essere e non è stato.
Un pensiero al dolore straziante provato e che non riesco a cancellare.
Passano gli anni e non dimentico, non credo potrò mai. Tante volte mi sono domandata come sarebbero andate le cose se avessi fatto una scelta diversa. Ma mai, neanche per un istante, mi sono pentita di quella fatta. Diversamente non avrebbe potuto essere, non sarei stata io e non sarebbe stato giusto per lui o per lei. A volte mi chiedo se ho rinunciato alla mia unica occasione. Mi rispondo che se il destino vorrà farà sì che ce ne sia un’altra e, se non sarà, è perché così doveva andare. Ricordo ogni istante di quel giorno e di quelli precedenti, è scolpito nella memoria, come se fosse accaduto ieri. Ricordo la lucidità, la forza e la consapevolezza con cui ho affrontato tutto. Ricordo il male dentro. E’ stato lungo e difficile far rimarginare la ferita che mi attraversava l’anima, la cicatrice si sente ancora.
La vita va avanti.
Ciao creatura.

giovedì 10 maggio 2012

Da Perugia con furore

Belloccio, usava l’italiano in modo quasi decente, scambiammo qualche parola in chat alcuni mesi fa. Lui però abitava a Perugia e quasi subito abbandonò il campo dicendo che la distanza era troppa.
Un po’ di tempo dopo ritorna alla carica ritrattando le sue posizioni. Pazzesco come i km diminuiscano a comando. Qualche chiacchiera on line fino a sentirci al telefono, la conversazione dopo un inizio tentennante sembra quasi interessante. Il ragazzo fa il brillante, racconta di viaggi in giro per il mondo, ma il sospetto del bluff persiste. Ipotizziamo di vederci a Bologna una delle domeniche successive. Pare propositivo. Il giorno dopo ci scambiamo un paio di messaggi parecchio insignificanti. Ha la vivacità di un’alga, il mio scazzo è alle porte. “Se vuoi stasera ti chiamo” mi dice. Me lo devi chiedere?? Tant’è, telefona ed è una noia mortale, la conversazione langue.  
Un paio di giorni dopo mi scrive “Buongiorno sei sparita?”. Rispondo “Buongiorno a te! …potrei dirti lo stesso…” e lui “Beh io venerdì ti ho chiamato poi mi aspettavo una chiamata da parte tua…”. Tesoro bello, non so in quale mondo tu viva, ma se hai piacere di sentire una persona la chiami. Direi che per i giochini, chiamo io – chiami tu, siamo un po’ grandini. E poi onestamente non avevo proprio nulla da dirti per farmi venire voglia di chiamarti, forse neanche tu. Non gli scrivo nulla perché trovo superfluo spiegare ciò che già dovrebbe sapere. Tre giorni dopo mi bombarda di telefonate. Tutte ovviamente a vuoto. Mi auguro si sia fatto delle domande e dato delle risposte e che soprattutto mi eviti sms a sproposito.
Uff… che barba.

mercoledì 9 maggio 2012

Assemblea di condominio

Ho partecipato alla mia prima riunione di condominio. Sono momenti che lasciano un segno. Ho avuto la netta percezione di come in tanti abbiano lingua e cervello completamente scollegati. O forse Amilcare e Adalgisa li hanno abbandonati per sempre. Quelli che capiscono di meno, una beneamata cippa di niente, sono quelli che si infervorano ed urlano di più. Ovvio che quello che dicono è chiaro solo a loro.
Entrando nella Parrocchia – la location era fantastica – mi  sono domandata se fuori fosse pronta un’unità di pronto intervento, l’età media si aggirava intorno ai 70 anni. I più deficienti però erano due “giovani”. La signora Fumaroli, che per nome ed aspetto sembrava appena uscita da un film di Fantozzi, si è lanciata in dissertazioni senza capo ne coda citando il Codice Civile, forse così si sentiva più saggia. Ha detto le peggio cose ma non ha voluto che il suo nome fosse citato a verbale, sia mai che potessero rimanere ai posteri le sue parole, si rischiava ancora di doverle chiedere i diritti d’autore. Il signor Casati era il suo degno contraltare, tuttologo onnisciente contro tutto e tutti, il cui tono di voce più basso era comunque più alto di quello di chiunque altro. Fermo assertore del “cercano tutti di fregarmi”, è riuscito a scagliarsi contro tutti, non ascoltando naturalmente neanche mezza risposta.
Credo di essermi fatta due nuovi nemici. Ciò che loro non sanno è che mi sono divertita come una pazza ed ora che ho preso loro le misure non hanno idea a cosa vanno incontro.

martedì 8 maggio 2012

Terrazzo terapia

Diversi anni fa avevo una conoscente che viveva in un appartamento con un bellissimo terrazzo, grande e con tantissime piante. Un giorno, chiacchierando, osservai quanto impegno dovesse comportare mantenerlo ordinato e pulito; lei mi rispose che era la sua terapia personale contro lo stress, non per il goderne ma proprio per la sua manutenzione. Alla fine di una giornata difficile, arrivava a casa, si infilava gli stivali di gomma e armata di acqua, spazzolone e olio di gomito sfogava le proprie negatività.
Subito non le credetti, allora non avevo una casa mia. Aveva ragione, l’ho sperimentato negli anni, le pulizie purificano. E’ riscontrato come nei momenti di difficoltà dedicarmi ai lavori manuali faticosi, alle grandi pulizie domestiche, a potare e rinvasare piante, mi rinfranchi. Catartico. Quasi che mettendo ordine e rendendo linda la casa, coccolando i fiori, facessi lo stesso con la mia anima. Alla fine quando tutto splende e profuma di pulito, i problemi sembrano meno angoscianti ed il mio spirito torna ad essere colorato come le mie amate orchidee.

sabato 5 maggio 2012

Effetti ottici

Non c’è limite al peggio. E’ incredibile come ci siano ancora persone che riescono a stupirmi. In negativo. Di stupidi, stronzi e superficiali ne ho incontrati tanti ed ho una sorta di antenna satellitare per riconoscerli. Ogni tanto però non funziona e qualche emerito deficiente riesce a sfiorarmi.
I peggiori sono quelli che sembrano intelligenti e profondi, dotati di un’inaspettata terza dimensione. Un effetto ottico. Perché quando con il passare del tempo li osservi meglio ti rendi conto che la loro bidimensionalità li imprigiona in un unico organo posto nelle parti basse. E’ ovvio che quindi, in virtù di ciò, il loro unico interesse sia la corresponsione e soddisfazione nell’analoga collocazione femminile.
Dal momento che l’unico tuo interesse è trombarmi, evita di fracassarmi i marroni con le tue filosofie esistenziali. Quando il tuo gioco viene scoperto abbi il gusto di ritirarti in buon ordine, rosicando in silenzio, senza fare la parte dell’offeso nella sua integrità morale.
Ciò che più mi urta in me stessa è la mia incapacità di reazioni tempestose ed immediate che mi darebbero maggiori soddisfazioni. Anziché parole diplomatiche sarebbero necessarie comunicazioni brevi ed efficaci. Un bel “fottiti” racchiude una pregnanza di senso difficilmente eguagliabile.

venerdì 4 maggio 2012

Basta un ciao

Le storie iniziano e finiscono. Talvolta in un’istante. Le motivazioni sono spesso irrazionali e non esplicabili. I sentimenti si esauriscono e non necessariamente ci sono dei perché o delle colpe. Sovente accade solo ad una delle due parti in gioco e l’altra nulla può fare per sovvertire la fine. Sarebbe carino però dire qualcosa. Un ciao è sufficiente. Ma il silenzio improvviso, sparire dall’oggi al domani senza un saluto o una parola, continuo a non comprenderli. Un addio, per quanto doloroso e inspiegato, è più facile da elaborare di un vuoto inatteso. Il vuoto lascia una sospensione aperta a cui è molto più complicato porre un punto definitivo da cui poter svoltare pagina. Vorresti andare avanti ma continui ad avere il dubbio, e soprattutto la speranza, di aver capito male.  Ti domandi che cosa ti sia sfuggito, cosa non hai compreso, cosa possa impedire all’altro un qualsiasi cenno di vita. La creatività crea delle giustificazioni paradossali al nulla perdurante. Continui ad attendere mentre i giorni scorrono e la parte razionale di te ti ricorda quanto sei deficiente a non arrenderti all’evidenza. I tagli netti sono dolorosi ma sono molto meglio dei silenzi. Se ce ne vogliamo andare basta dirlo: ciao, è finita. Dovremmo rispettare la vita delle persone a cui abbiamo voluto bene, fosse anche solo per un giorno.

giovedì 3 maggio 2012

Il mestiere più antico

Ho seriamente pensato di dedicarmi al mestiere più antico del mondo. Non come occupazione principale ma come valida integrazione. Arrotondare fa comodo, in tempi di crisi e ristrettezze come questi gioverebbe non poco.
Ho cercato di capire con un’attenta analisi di mercato in quale contesto mi sarei dovuta inserire. L’approccio pragmatico da sempre ottimi risultati. Ho valutato con attenzione non solo l’offerta ma anche il target di clientela. Se il mestiere più antico del mondo non passa di moda, continuando non solo ad essere attuale ma molto redditizio, i motivi ci sono. Il proliferare e diversificarsi dell’offerta infatti non satura il mercato, piuttosto è come se stimolasse il riprodursi della richiesta. Inserirsi in una delle tante nicchie di mercato non era per nulla difficile, anzi. Eppure alla fine ho deciso di non farlo. Non per pruriginosi moralismi. Neanche per questioni logistiche, tutto è organizzabile. Piuttosto è stata un’altra riflessione. Voglio che continui a piacermi farlo.  E qualsiasi cosa ci piaccia fare nel momento in cui diventa un obbligo, diventa irrimediabilmente meno divertente. Potevo giocarmi uno dei pochissimi divertimenti che mamma natura mi ha regalato?

mercoledì 2 maggio 2012

Rarità

Le persone buone esistono. Sono rare come pietre preziose. Quelle vere hanno lo spirito limpido e pulito. Nonostante lo scorrere impetuoso della vita continuano ad essere anime pure. Ciò non significa che siano perfette o che non commettano errori ma la loro anima è così bella da farsi perdonare gli sbagli ed i difetti. Posso contare sulla dita di una mano, senza neanche esaurirle, le poche che ho avuto la fortuna di incontrare. Una delle più speciali è una creatura straordinaria, rende migliore la mia esistenza. Senza di lui sarebbe tutto più grigio. Il migliore degli amici, una famiglia acquisita, l'unico abbraccio sempre disponibile. Ogni tanto dimentico quanto in realtà io sia stata fortunata nella mia vita. Cado nell'imperdonabile errore di pensare a ciò che manca piuttosto che godere del bello.

sabato 28 aprile 2012

Ritiro spirituale

Non sono malata. E non penso di farmi suora. Non sono neanche particolarmente triste. Forse a volte, a tratti. Soprattutto non ho voglia di fingere. Mi sono chiusa nel mio bozzolo e ci sto benissimo. Credo che sia arrivato un momento di riflessione nella mia vita. Non ho tagliato fuori il mondo e non credo che siano tutti brutti e cattivi. Ma non ho voglia di fare nulla che io non abbia veramente voglia di fare.
Ho passato buona parte della mia esistenza a cercare di fare le cose giuste nel momento giusto. Ora ho deciso di fermarmi ed ascoltarmi. La vita mi ha dimostrato che le risposte arrivano sempre, sono convinta che sarà così anche questa volta. Che verrà il momento in cui avrò voglia nuovamente di mettere il naso fuori di casa. E se non accadrà, pazienza. Chi mi obbliga ad essere e fare ciò che non desidero? E’ strano, lo ammetto. Per chi ha trascorso buona parte dell’esistenza scalpitando, iperattiva, sempre alla ricerca di qualcosa, fermarsi è una sensazione inattesa. E’ come se tutto improvvisamente rallentasse, i rumori diventassero attutiti. Non credo di essere anestetizzata, sento le mie percezioni, anzi forse sono ancora più allerta. Scelgo con estrema attenzione. Soprattutto le persone. Soprattutto gli uomini. Se non sono minimamente stimolanti, per favore facciano silenzio, sono impegnata a volermi bene.

venerdì 27 aprile 2012

Affabulatore affascinante

Non so perché ho risposto al suo messaggio. In un contesto di incontri estemporanei 500 km di distanza non giocavano a suo favore e tanti prima di lui erano stati depennati a scatola chiusa. Eppure la sua descrizione era fuori dagli schemi, non convenzionale, impunemente sfacciata. Cominciammo a scriverci e molto presto a sentirci. Sono sensibile alle belle voci e la sua era accattivante. Affabulatore affascinante. Tutto era facile, come se ci fossimo sempre conosciuti. Un vortice di comunicazione di cui non sapevamo fare a meno: telefonate, messaggi, chat e lunghissime mail. Ci raccontavamo l’un l’altro, increduli di aver finalmente trovato qualcuno con cui non era necessario mascherarsi. Potevamo deporre le finzioni, essere autentici nelle nostre poliedriche forme. Ci si spostava a velocità vertiginose da un piano all’altro, sereni che dall’altra parte non vi sarebbero stati dubbi d’interpretazione. Porchitudine, dolcezza, passione, profondità, astrazione, scherzo, una perfetta polifonia. L’incontrarsi è stato la conferma, ogni volta. Troppo poche. Come se la nostra vita passata fosse servita solo a prepararci a quell’incontro, a riconoscersi. Con lui non sono mai state necessarie le spiegazioni, bastava essere. Sono stata fortunata, era tutto ciò che avevo sempre desiderato e non pensavo neanche potesse esistere. Ovunque oggi sia, rimane nella mia anima ed io spero di essere nella sua.

giovedì 26 aprile 2012

Orologio biologico

Intorno a me tutti fanno o vorrebbero fare figli. E’ come se si fosse propagata una febbre da riproduzione. Chi già non aspetta e in cerca. Come se la sveglia dell’orologio biologico avesse preso a suonare forsennatamente. Signori è ora di darsi da fare, su che il tempo passa.
La parte più divertente è che inevitabilmente senti che nell’aria aleggia la domanda inespressa: ma tu? Avevo vent’anni e mi dicevano che sarebbe arrivato il momento in cui avrei sentito l’irrefrenabile necessità di diventare madre. Probabilmente il mio timer è bruciato perché la penso esattamente come allora sebbene cominci ad essere un po’ passatella.
Accade che il fatto che io non sia alla spasmodica ricerca di un padre per i miei figli venga scambiato con un disinteresse a priori per il concetto riproduzione. Non è così. Mi piacciono i bimbi e mi piacerebbe essere madre. Peccato non lo ritenga un progetto da costruire a tavolino.
Credo fortemente che una creatura debba nascere da un progetto di vita condiviso, per quanto fuggevole, almeno il momento del concepimento ha un senso profondo solo all’interno di un grande amore. La vita è strana, le cose possono cambiare o finire, ma almeno l’inizio deve essere così. Forse è una visione troppo poetica per la realtà, ma non riesco a liberarmene, e non avendo nulla che assomigli ad un grande amore, almeno reale per quanto momentaneo, lascio che la vita scorra. Non so se sarà destino oppure no, gli anni passano, quindi comincio a credere che non lo sarà, ma non importa, ci sono cose su cui non sono disposta a scendere a compromessi.

martedì 24 aprile 2012

Ci vuole pazienza

Talvolta occorre lasciar andare, perché trattenere non porta a nulla. Anche quando è l’ultima cosa che vorrei fare, anche quando l’istinto sarebbe quello di aggrapparmi con tutte le forse per non veder sparire ciò che desidero. Accanirsi non è produttivo, toglie le energie e svuota lo spirito. Non sempre bisogna cercare le risposte, perché non sempre esistono. Le motivazioni razionali e i perché tentano di dare un senso al fatto che le cose cambiano, indipendentemente da noi e spesso quando non vorremmo.
Devo fermarmi e respirare e lasciar scorrere il tempo. I giorni smorzano l’inquietudine. Il rammarico si stempera nella quotidianità. Ho una memoria fortemente selettiva, ormai la conosco. Il retrogusto amaro che ora sento, con il passare delle settimane scomparirà e rimarranno solo i ricordi positivi, un po’ nostalgici e malinconici. Da rivivere nella memoria, con sguardo indulgente verso un entusiasmo inaspettato e senza età che tutti gli equilibri ha sovvertito. Un giorno non farà più male, devo solo avere pazienza e aspettare.

venerdì 20 aprile 2012

Amare a fondo perduto

Quando non ti aspetti nulla è difficile poter rimanere delusi: è la strategia del ribasso. In una vita di speranze disattese, tradimenti ed abbandoni sono diventata un'esperta.
Quand'ero giovincella e piena di belle illusioni credevo che l'amore e l'affetto che donavo mi sarebbero ritornati, se non in egual misura almeno in parte. Non perché abbia mai creduto che nelle emozioni ci sia un valore di scambio, tanto dò e tanto ricevo, ma perché immaginavo che il bene potesse portare solo ad altro bene. Non è così, o almeno non sempre, forse quasi mai.

Ho imparato che bisogna amare a fondo perduto. I gesti d'amore sono come pietre lanciate in uno stagno, a seconda di dove cadono potresti non veder arrivare fino a te i cerchi concentrici dell'acqua che ne conseguono.
Ammetto di non essere sempre così brava, attenta e scrupolosa. Talvolta cado ancora nell'errore pietoso di attendere un riscontro, piccolo o grande che sia, e quando non arriva mi rendo conto del perpetrato errore. Che non è quello di aver dato, non credo che si sbagli mai a donarsi, ma nell'aver sperato di essere raccolta ed accolta. Ed invece no, a volte, forse a tratti, ma mai crederci fino in fondo.

giovedì 19 aprile 2012

Farsi lasciare

Chiudere una relazione, laddove non si ricorra a mezzucci traversi, richiede coraggio, virtù sconosciuta ai più. Non per nulla spesso chi lo fa, cuor di leone, si nasconde dietro a sms, mail e telefonate, che permettono la comunicazione del messaggio ma eliminano il contatto umano, che è la parte più straziante. Guardare negli occhi una persona, che si è amata o a cui comunque si è voluto molto bene, e dire che è tutto finito, quant'è difficile. Non solo per il nostro dolore, ma per quello che si legge negli occhi dell'altro ed in cui ci si specchia. Per quanto si arrivi ad una fine serena e consapevole si tratta comunque di una sconfitta. Il rammarico per tutto quello che avrebbe potuto essere, quello che avremmo voluto che fosse, e non è stato. È sempre un sogno infranto. Guardare in faccia questa sofferenza richiede una forza che in pochi hanno. Così ricorrono ad espedienti traversi e sovente ripiegano sul modo più subdolo: il farsi lasciare. Strategia sibillina, che gioca sulla distanza, sul far mancare all'altro tutto, pezzetto dopo pezzetto, fino a che stremato si assumerà l'onere e la responsabilità della decisione. È un lavorio lento che richiede indubbiamente grande pazienza e che logora lo spirito di chi vi è sottoposto, che non riesce a comprendere perché nulla è più come prima ed a precisa domanda riceve una delle più infide risposte: "ma no, figurati, è una tua impressione". Costoro meritano una sola risposta: "Hai ragione, nulla è certo se non la tua piccolezza".

mercoledì 18 aprile 2012

Bradipo asmatico

Erano anni e anni che non mi ammalavo. E non uno di quei raffreddori o malesseri passeggeri che talvolta capitano, ma una di quelle belle influenze che ti costringono a dichiarare forfait, a deporre le armi ed infilarti sotto le coperte rantolante. Un’immagine sexy quanto un bradipo asmatico.
Considerando che è stato il primo giorno di malattia i tanti anni lavorativi, potrei quasi supporre che sia un segno del destino. Ora leggo i fondi dell’antibiotico così magari capisco che significa.
Ricordo che quando ero piccola ammalarsi era bellissimo. Sarà che anche allora capitava di rado, ma era il momento per essere al centro di ogni attenzione. Coccole in abbondanza, squisitezze a profusione e tanti vizi. Mamma arrivava sempre con un dono, quasi a volersi far perdonare per aver permesso che io potessi non star bene Un peluche o più spesso un libro apparivano a consolarmi. Al caldo sotto le coperte vedevo le ore scivolare attraverso la finestra, guardando la tv o leggendo senza nessuna fretta, tra una spremuta ed un the caldo. Tanto tempo fa.
Oggi eravamo io e la gatta, a cui non è parso vero questo mio presenzialismo. Le persone a cui voglio bene, stupite da questa debacle dell’inossidabile, mi hanno coccolata con messaggi e telefonate. Come sempre c’è chi brilla per la propria assenza, ma non mi stupisco più.
Temevo solo che le tante ore a tu per tu con me stessa producessero troppi pensieri, non è accaduto. Il che può significare solo due cose: o penso già troppo di solito o i miei ultimi due neuroni, Amilcare ed Adalgisa, si sono ammalati pure loro.

martedì 17 aprile 2012

Sassolini

Non ero capace ma sto imparando: togliersi ogni tanto qualche sassolino dalla scarpa da profonde soddisfazioni. Soprattutto rende improvvisamente manifeste le dinamiche di potere.
L’incapacità di autoanalisi di alcuni individui mi lascia ancora oggi talvolta basita. Di solito sono coloro che si ergono a depositari di una verità assoluta su tutto e tutti. Sanno dirti esattamente quanto e dove stai sbagliando, apprendisti stregoni della psicanalisi. Se ti trattano male è per il tuo bene, se ti feriscono con parole taglienti è perché tu non sei in grado di comprendere la loro bontà d’animo nell’aprirti gli occhi, se per caso osservi che potrebbero anche stare sbagliando si arrabbiano accusandoti di non accettare le critiche. Di solito sono gli stessi che giocano sul sentimento che provi nei loro confronti per farti fare ed accettare praticamente tutto, pur di trattenerli. Il giorno in cui rinsavisci e fai notare che la comunicazione e gli affetti richiederebbero uno scambio bidirezionale improvvisamente spariscono. E se hai la malaugurata idea di segnalare che forse sono dei biechi opportunisti, la loro coda di paglia si fa di spropositate dimensioni. Anche questa volta sei tu a non aver capito la loro immensa purezza d’animo.

lunedì 16 aprile 2012

Nonna Abelarda

Sto diventando un lupo solitario, forse anche un po’ noiosa. Una sorta di incrocio tra nonna Abelarda e una vecchia zitella. Ho però deciso di non preoccuparmene. Di non stare a sentire chi vorrebbe insegnarmi a vivere, chi ritiene che la vita “giusta” è un’altra, chi mi domanda perché non abbia un fidanzato o qualcosa che ci assomigli. Ho voglia di ascoltare me stessa e basta, di fare solo ciò che mi piace e che mi fa star bene.
E’ stato un processo lungo arrivare a comprendermi e a prestarmi attenzione. Siamo tutti differenti, non è detto che quello che va bene ai più debba interessare anche a me. Non credo di dovermi sentire in colpa o sbagliata per questo. La vita lavorativa è connotata dal dovere, in quella privata sono libera di fare ciò che mi piace e desidero. Sacrificare se stessi innalza forse sull’altare dei buoni ma alla lunga non appaga, non me ne importa nulla di esse incensata. Inoltre ogni periodo dell’esistenza è connotato da un proprio ritmo, senza che ve ne sia uno più giusto di altri. Il mio ora è questo, magari tra un giorno cambia oppure no. Se sono serena con la copertina sulle ginocchia e per me non è un problema, non capisco perché lo debba essere per gli altri.

sabato 14 aprile 2012

Carezze per l'anima

Ci sono parole che andrebbero ripetute, senza mai stancarsi di farlo.
Ci sono parole che per poter essere ripetute dovrebbero essere dette.
Ma gli esseri umani spesso sono codardi e credono di avere tutto il tempo del mondo. Non è così. Il tempo finisce, di solito quando meno te lo aspetti. La consapevolezza ed il timore di quest’ineluttabilità mi accompagnano da parecchio. Domani, tra dieci minuti, in qualsiasi momento, tutto può cambiare. E ciò che mi colpisce non è il fatto che possano sparire le “cose”, bensì le persone.
Ti amo, ti voglio bene, sei importante, sei speciale. Non sono solo parole ma carezze per l’anima. Dirle fa bene a noi e a chi le ascolta.
E' per me inconcepibile credere che averle già dette ieri o un anno fa sia abbastanza, non lo è mai. Neanche ci fosse un tariffario massimo o il rischio d’indigestione, una volta al mese e non di più. Quando gli uomini sono parchi con le parole, il mio istinto è quello di dir loro: abbiamo già fatto l’amore, perché dovremmo rifarlo? E’ la medesima questione.
Ma vale per tutto, per gli amori, per gli amici, per gli affetti famigliari. Abbiamo la straordinaria opportunità di comunicare i nostri pensieri ed i nostri sentimenti, non sfruttarla è pura follia. Le parole sono un bene prezioso, spesso valgono più di mille regali, di certo rendono migliori le giornate e la vita. A tacere non si ottiene nulla se non un’unica certezza, che verrà il momento in cui ci pentiremo amaramente di tutte le parole non dette.

venerdì 13 aprile 2012

Ho creduto ed ho scoperto

Ho creduto di poter condizionare il corso degli eventi, ci ho anche provato.
Ho creduto che modificando il mio comportamento e le mie azioni avrei condizionato quelle degli altri.
Ho creduto che la giusta strategia avrebbe prodotto adeguati risultati.
Ho creduto che comportarmi bene servisse.
Ho creduto che essere stronza servisse.
Ho creduto di poter convincere, di riuscire a far comprendere.
Ho creduto che mentire avrebbe portato a qualcosa ed ho provato ad essere diversa da me.
Ho scoperto che non funziona.
Ho scoperto che la vita segue vie spesso imperscrutabili.
Ho scoperto che desiderare non è sufficiente per avere.
Ho scoperto che amare non porta necessariamente ad essere amati.
Ho scoperto che avere un cervello che funziona è spesso un problema.
Ho scoperto che essere sensibili è il miglior modo per soffrire.
Ho scoperto che quel che conta è essere sincera con me stessa.
Ho scoperto che essere schietti è più facile.
Ho scoperto che si sopravvive alla solitudine, che può diventare una buona compagnia.
Ho scoperto che essere vera ha un prezzo altissimo ma paga molto di più.

giovedì 12 aprile 2012

Toccare

L’ho conosciuto una sera di fine estate, appena tornata dal mare, con la pelle abbronzata e la positività che nasce dal riposo. Una serata assurda con persone bizzarre. Ho iniziato a considerarlo a tarda ora, era bruttino, non particolarmente faceto. Quando per caso le nostre pelli si sono sfiorate la chimica era evidente. Personaggio strano, molto complesso e strutturato, affascinante a modo suo.
Dopo esserci visti un paio di volte è sparito per ricomparire mesi dopo come se nulla fosse. Lo fanno spesso, ma tornano sempre. Abbiamo ripreso la frequentazione, ci si vedeva pochissimo, confinati nel recinto dei suoi mille paletti. Le serate e le notti trascorse insieme, per quanto sporadiche, erano bellissime, tra prelibatezze cucinate da lui, ottimi vini, discorsi profondi per nulla scontati, sesso fantastico. Nato come un diversivo con il trascorrere dei mesi era nato un sentimento. Solo per me, ovvio. Ogni qual volta affrontavo l’argomento lui si trincerava in riflessioni esistenziali su come lui fosse lontano da dinamiche tradizionali, quante parole inutili. Anime a contatto part time, direi.
La vita ci ha allontanati, non ci siamo più visti, telefonate sempre più rade. Mi ha raccontato che aveva  una persona che gli toccava il cuore. L’ho risentito l’altro giorno dopo parecchie settimane. Poche ore dopo mi scrive un sms “…mi fai sempre un certo tipo di effetto. Magari non esattamente quello che vorresti tu ma… certamente intimo…”. E’ evidente che nonostante ci sia chi gli tocca il cuore, ritenga che io gli toccassi benissimo altro. Devo ammettere che la tentazione di rispondergli “fanno 100 euro l’ora” è stata forte, fortunatamente rimango una signora ed il silenzio la miglior risposta.

mercoledì 11 aprile 2012

Una sola faccia

Detesto l’ipocrisia, non riesco a comprenderla, mi crea un fastidio fisico. La coerenza è preziosa ma poco diffusa, quasi che pensare, dire e agire coerentemente sia un’operazione troppo difficile per il genere umano.
Molti si comportano a seconda di dove tira il vento, non si danno neanche la pena di ritrattare azioni e affermazioni precedenti, semplicemente cambiano le carte in tavola come se nulla fosse. Le idee mutano nel tempo, è normale per qualsiasi essere pensante dotato di un minimo intelligenza. Confrontarsi con il prossimo può portare a scoprire nuovi punti di vista, possono variare le circostanze e il contesto in cui ci troviamo, possiamo trasformarci noi. Innumerevoli quindi sono le motivazioni per cui capita di cambiare idea, segno di maturità è rendersene conto e non arroccarsi nella propria posizione. Ma i più non hanno una convinzione, semplicemente se ne mettono una addosso a seconda del momento, spesso in funzione di presunte utilità.
I migliori poi si riempiono la bocca di parole che non corrispondono a  pensieri, saturi di frasi ad effetto e poca sostanza. Se provi ad andare oltre la superficie patinata trovi vuoti siderali. Sono i sostenitori delle teorie comportamentiste spinte: siamo tutti bravi e simpatici, pronti a conquistare il mondo. Regalano illusioni e identità fittizie, per sentirsi apparentemente migliori; in verità le vendono a caro prezzo, imbonitori d’altri tempi.
Io provo a deporre le armi e a togliermi le maschere. Le idee forse non sono sempre chiare, anzi talvolta proprio confuse, ma almeno sono mie e di faccia ne ho una sola.

martedì 10 aprile 2012

Silenzi ed attese

Quando ero giovane – molto più di adesso, è chiaro – credevo che tutto sarebbe accaduto da un momento all’altro. Mi aspettavo che la mia vita si dipanasse in un rapido ed incessante susseguirsi di avvenimenti e scalpitavo nella frenesia di scoprire le mirabolanti avventure del mio futuro. Beata adolescenza.
E’ vero, le sorprese non sono mancate, ma di molte avrei fatto volentieri a meno. Inoltre gli anni, e soprattutto gli uomini, mi hanno insegnato che l’accadere è incastonato dentro all’attendere. La mia esistenza è stata connotata dai silenzi e dalle attese. Innumerevoli. Un tempo le vivevo con ansia, ho faticato ad imparare a conviverci, ad accettare che nulla potevo contro l’inevitabile. Tutt’oggi talvolta lotto con l’irruenza e l’impulsività che vorrebbero smuovere le acque, far accadere e far parlare.
Ho imparato a dar spazio alla pazienza ed al respiro. Cerco di aprire la mente, tentando di comprendere se quel che attendo vale l’attesa. Sposto l’attenzione su ciò che ho. Fosse anche solo il vento nei capelli, lo sciabordio delle onde ed i miei pensieri in cui tuffarmi e ritrovarmi. Tutto scorre, cambia faccia, accade e passa, io rimango. Il silenzio e l’attesa non sono più tempi vuoti ma opportunità per stare con me.

sabato 7 aprile 2012

Abbraccio cercasi

Vorrei un abbraccio. Uno di quelli grandi che ti avvolgono. Uno di quelli che ti fanno sentire in pace con la vita, che ti portano in un’altra dimensione. Sono poche le persone che sono capaci di farli. I più ti stringono, ma percepisci chiaramente che la loro anima è altrove. Spesso l’abbraccio è vissuto come un proforma, un modo di fare, un mezzo per arrivare ad altro o non vi si dà peso. Invece può essere poesia.
Potrei provare a mettere un annuncio in bacheca: “Cercasi abbracciatore. Possibilmente con buon odore, braccia lunghe e anima limpida. Si richiedono incontri settimanali di almeno un’ora.” Chissà che non venga fuori un casting degno di tale nome. Almeno risolverei parte del problema. Perché il rischio più grande è l’astinenza, che porta ad accontentarsi di abbracciuncoli di seconda categoria. Sono quelli che inizi con entusiasmo e dopo pochi secondi ti rendi conto che vorresti essere altrove, lontana anni luce. Che forse il gatto dà molta più soddisfazione. Gli Abbracci veri, quelli DOP per intendersi, si riconoscono molto rapidamente. Perché non senti fastidi, posizioni scomode, noia ma solo un benessere diffuso. Quando non è un corpo ad accogliere l’altro ma sono le anime che si fondono. Quando è permesso arrendersi, abbandonare le difese, finalmente respirare. I migliori danno senso all'esistenza.
 

venerdì 6 aprile 2012

Speed date

Ho provato una nuova forma di shopping: lo speed date. Letteralmente appuntamento veloce, aggiungerei spesso non abbastanza.
E’ una forma di socializzazione organizzata, credo ormai conosciuta da chiunque, in cui gentili signore dovrebbero incontrare affascinanti ometti. Tutto ciò avviene in un tempo dato, ciclico, di sei minuti, durante i quali i soggetti in questione si siedono davanti ad ogni donna per un inizio di conoscenza. Alla fine della serata si dovrebbero indicare delle preferenze a cui concedere la propria mail e numero di telefono. Sei minuti possono essere eterni.
Si sono avvicendati al mio tavolo una serie di esemplari inqualificabili, mi rifiuto di pensare che siano un campione esemplificativo del genere maschile, piuttosto di un film horror di terza categoria. Mi hanno giurato che in altre occasioni è meglio, ho qualche dubbio.
Questi estratti di umanità parallela avevano in gran parte una caratteristica in comune: l’alito fetente. Ora mi domando: ma se sai che devi stare a cinquanta centimetri da delle donzelle non sarebbe il caso di succhiare una mentina? Il panorama triste ma variegato: dal giovane di belle speranze (poche) con una camicia rosa uscita da un armadio anni ’90 all’allevatore della provincia granda, ospite fisso e tutor per i novizi. Il tuttologo, il son pieno di soldi ma vorrei una vita alternativa, l’ancora celibe a 50 anni - con suo sommo rammarico - che forse sarebbe il caso si facesse delle domande e desse delle risposte. Diversi separati tutti uguali: “sai è stata dura ma mi sto rifacendo una vita”, si fossero tumulati era meglio. Ma su tutti vinceva l’impiegato di una comunità di recupero per malati mentali, di cui temo sia stato il primo paziente, che con sguardo vitreo e mano tremolante affermava: “sai, è parecchio che volevo partecipare, ma dovevo prepararmi, mi piace arrivare pronto”. Avendo esaurito la pazienza forse la mia risposta non è stata troppo diplomatica: “dovevi finire il ciclo di psicofarmaci?”.

giovedì 5 aprile 2012

Le regole dell'amante

Ho una giovane amica, tenera ed un poco ingenua. Non so quanto le convenga starmi vicino.
Un tale, a suo dire affascinante, la sta corteggiando. E’ sposato e a lei non pare il caso. Peccato, ho cercato di spiegarle che fare l’amante può essere molto piacevole.
Bizzarro come tutti gli uomini dichiarino di non aver mai tradito la propria metà. A tutte le donne è capitato almeno un corteggiatore sposato, che ci siano in giro degli ologrammi?
Gli uomini impegnati che iniziano una storia extraconiugale si dividono in due gruppi. Quelli che fin dall’inizio dichiarano che non lasceranno mai la propria famiglia e quelli che giurano che da un momento all’altro faranno il grande passo. I primi sono rari e benché di primo acchito possano apparire i più stronzi sono i migliori, almeno non t’ingannano. I secondi sono la maggior parte e riescono a mentire persino a loro stessi. La realtà è che la moglie non la lasciano praticamente mai, le poche volte in cui si separano è perché l’ha deciso lei.
Alcuni consigli per le giovani fanciulle sono perciò indispensabili.
Evita di diventare l’angolo del confessionale, non sei la sua psicologa. Non correre ogni volta che chiama o diventerai anche tu un’abitudine. Non vivere in funzione dei cinque minuti o smetterai di vivere. Godi del bello che ti può dare, sempre consapevole che è passeggero. Non t’innamorare e non credere alle promesse, sono bugie a cui talvolta credono anche loro. E soprattutto non sperare e non fare in modo che la moglie vi scopra così lui la lascerà, perché di solito accade esattamente il contrario e non lo vedrai più.
Se hai ben presente fin dall’inizio tutto ciò e non t’illudi, fare l’amante è molto divertente. Il lui in questione gioirà ogni qual volta ti può vedere perché è un evento, non la normalità. Farà i salti mortali per ottenere la tua attenzione. Lascerai ad altri i problemi della quotidianità, godendo solo del bello e dell’extra-ordinario. Divertiti, è un passatempo.

mercoledì 4 aprile 2012

Parole e azioni

La risposta più rapida è l’azione.
Così mi dicevano tanti anni fa. Faceva parte di uno stock di frasi fatte di cui alcune persone che frequentavo allora si riempivano la bocca. Al di là delle frasi c’era il vuoto, ma questo l’ho scoperto tempo dopo.
Di per sé l’affermazione è pregnante, peccato spesso per gli uomini diventi un alibi. Molti si trincerano dietro al fatto che non parlano perché in realtà agiscono e le loro azioni dovrebbero essere molto più rilevanti. Alcuni ci credono veramente mentre lo dicono, per i più è una scusa per fare ciò che vogliono e poi dirti che hai capito male. Il punto è che le parole attribuiscono significati più profondi a molte azioni, ne aumentano lo spessore e il senso. D’altronde le parole senza fatti che le concretizzino rimangono sospese nel tempo, sovente promesse di un qualcosa che dovrà avvenire e si trasforma in un eterno Godot. Giocare sul dubbio dell’interpretazione, sul non intendevo e sul non credevo, fornisce scappatoie e pretesti per cambiare le carte in tavola. Alla fine sei sempre tu che hai capito male. Così vivi nel dubbio e se domandi o cerchi di capire diventi irrimediabilmente problematica, gli impedisci di giocare a nascondino.
Parlare e agire coerentemente obbliga ad essere sinceri intanto con se stessi e poi con il prossimo. Richiede onestà intellettuale ed emotiva. Richiede coraggio, questo sconosciuto.

martedì 3 aprile 2012

Immagini

E’ sempre interessante raffrontarsi con l’immagine che gli altri hanno di me, ricordo con precisione la prima volta in cui ne ho avuto piena e lucida consapevolezza. Quando avevo una ventina d’anni mi feci fare un book fotografico, volevo delle immagini di me stessa che rimanessero nel tempo e fissassero l’allora gioventù. Quant’ero saggia già allora e quanto tempo è passato!
Il fotografo che mi ritrasse aveva scelto tre generi di abbigliamento molto diversi, che diedero un tono differente ad ogni gruppo di immagini. Un morbido maglione d’angora rosa, un abito da sera e una manton di seta nera dalle lunghe frange. Le fotografie erano splendide e a tutti quelli che le guardarono chiesi quali preferissero. Si divisero quasi equamente. Approfondendo i motivi che li avevano portati a sceglierne alcune piuttosto che altre mi resi conto che avevano prediletto la tipologia che più rispecchiava l’immagine che loro avevano di me. E non solo ne piacevano solo alcune, ma spesso vi era il rifiuto di tutte le altre. Chi mi vedeva tenera respingeva l’idea che io potessi essere passionale o misteriosa.
Così è sempre stato. Gli altri acquisiscono un modo di vedermi e la maggior parte delle volte non contemplano neanche l’idea che esistano degli aspetti diversi, addirittura conflittuali. Individuano un ruolo o un’immagine che per loro avrò sempre. Poche e straordinarie sono le persone che comprendono la complessità dell’essere e che ne apprezzano la poliedricità.

lunedì 2 aprile 2012

Famolo strano

Lo shopping on line da la possibilità di conoscere tanti animaletti, i più sono di una banalità imbarazzante, molti raggruppabili in generi. Uno dei più numerosi, seppur con accezioni leggermente diverse, è formato da quelli in cerca di una trombata passeggera. L’avventura è già una situazione troppo strutturata. Pagando, e neanche cifre esorbitanti, risolverebbero la questione in modo più rapido ed efficace, ma probabilmente così risparmiano e si sentono dei latin lover. Li si riconosce rapidamente perché più o meno alla terza battuta scatta la fatidica domanda: “ma tu sei passionale?”. Che fenomeni. Tempo fa cercavo di articolare risposte diplomatiche che rendessero più elegante un rapido “fottiti”, oggi ho trovato la risposta adeguata: “no, mi spiace, sono proprio frigida”. Rimangono destabilizzati.
Ci sono poi quelli che se la giocano con più calma, iniziano con le domande classiche per poi ripiegare su fantasie trasgressive o pseudo tali. Cominciano a raccontare le loro mirabolanti avventure sessuali credendo di scandalizzare o eccitare. Ed allora si che inizia il divertimento. Perché quando gli rispondi a tono, facendogli rapidamente capire che sei molto più avanti e che hai abbandonato tanto tempo fa il mondo della fantasia per quello della realtà, battono la ritirata. I lupi mannari diventano degli agnellini, classici esemplari del vorrei ma non posso. Certe cose chi le fa veramente non le racconta alla prima chiacchiera. Il “famolo strano” lasciatelo a Verdone, siete pietosi.

domenica 1 aprile 2012

Fatti sotto

Lungo il corso della vita capitano eventi che la stravolgono sensibilmente. Fatti che, al di là dell’essere belli o brutti, lasciano un segno indelebile, scombussolando equilibri ed abitudini. Quando capita vorrei che il mondo si fermasse, dandomi il tempo di respirare ed assimilare con calma quel che mi sta accadendo. Cerco in ciò che mi circonda i medesimi solchi della mia anima e non trovo riscontro. Mi piacerebbe che il fluire si sospendesse in un fermo immagine che corrisponda alla bolla che aleggia nella mia mente. Invece, inesorabile la vita continua a scorrere, come se nulla fosse.
Mi guardo intorno e mi accorgo che nulla è mutato, tutto è esattamente come prima, eppure ogni cosa mi appare diversa. Come se un cono di luce illuminasse lati fino ad allora rimasti nell’ombra. Occorre allora ritrovare il bandolo della matassa, riconquistare con calma un nuovo equilibrio. Tentare di recuperare il vecchio è una completa perdita di tempo, non può funzionare, perché io non sono più la stessa. Un pezzetto per volta cerco un assetto diverso, ci vuole tempo e pazienza. Non voglio però chiudermi alle tempeste emotive, sono quelle che rendono interessante l’esistere.
Io sono qui, fatti sotto vita.

sabato 31 marzo 2012

Andare oltre

Mi sono crogiolata nel dolore, ho accarezzato la mia sofferenza, sono sprofondata nella tristezza ed ho pianto, tanto. Ho fatto la quindicenne. Quando ti sembra che nulla potrà cambiare, che tutto sarà grigio per sempre e che l’anima vada in pezzetti.
L’adolescenza però è passata da un pezzo, sono grandicella e occorre andare avanti. E poi diciamocelo: essere tristi è di una noia mortale. Dopo qualche giorno divento fastidiosa a me stessa.
Sfortunatamente non mi hanno ancora dotato di bacchetta magica – mancava nel pacchetto vita – quindi le cause delle tristezza non riesco a farle scomparire d’incanto, posso solo metterle da parte, accantonarle in un cantuccio, sempre la solita teoria dei cassetti.
Riflettendoci... la mia anima deve avere una cabina armadio invidiabile.
Ogni tanto i pensieri bastardi riaffiorano ma io con prontezza invidiabile distolgo l’attenzione e mi concentro su altro, possibilmente piacevole. Come ci riesco? Non ne ho idea, ma funziona.
Sono l’unica con cui devo condividere ogni istante della mia vita, tanto vale che sia una compagnia piacevole.

venerdì 30 marzo 2012

La sindrome della brava bambina

Da piccola mi hanno insegnato che dovevo comportarmi bene, essere buona e rispondere in modo educato. Sono cresciuta impegnandomi a cercare di fare tutto nel miglior modo possibile. Speravo che ciò da qualcuno – non so chi – fosse riconosciuto e mi illudevo che se fossi stata abbastanza “brava” il mondo lo sarebbe stato con me. Un pessimo affare.
Voler essere perfetti è una fatica improba, costringe a non accontentarsi mai, a porre l’attenzione su ciò che non va piuttosto che su quello che si è raggiunto. Non ci si può mai rilassare. Quando meglio è possibile, buono non è abbastanza. Che stronzata. Cercare poi di indovinare quello che in teoria gli altri si aspettino da me richiede doti divinatorie degne di una sibilla, continue negazioni dei miei desideri per adattarmi a quelli degli altri.
E' una malattia, si chiama sindrome della brava bambina.
Il bello è che alla stragrande maggioranza delle persone non solo non gliene importa un bel niente di quel che faccio io, ma le loro azioni, comportamenti e pensieri sono condizionati in modo infinitesimale dal mio modo di essere.
Fortunatamente sono guarita, salvo qualche piccola ricaduta. Meglio essere me stessa, libera di dire quel che penso e di fare quel che voglio, con tutti i rischi e le conseguenze. Deliziosamente imperfetta.

giovedì 29 marzo 2012

Standard minimo

Incontentabile. Mi sono domandata infinite volte se lo fossi davvero. Le volte in cui non mi sentivo a posto in relazioni sulla carta “giuste”. Quando una persona mi infastidiva e veniva allontanata ancor prima di avvicinarsi, anche senza aver fatto nulla di così pessimo. Nei momenti in cui mi ritrovavo da sola a casa sul divano, preferendo la solitudine a tanti inviti.
A lungo mi sono chiesta cosa stessi veramente cercando. Non trovavo risposte. Una parte di me si ostinava a credere che prima o poi – come sempre capita – la vita me le avrebbe fornite. Un’altra credeva stessi semplicemente diventando una vecchia zitella acida. Che non è escluso. La vita ha fatto il suo e nel contesto più assurdo mi ha fatto capire che l’essere esigente e il non accontentarsi, andando spesso contro il senso comune, avevano delle solide ragioni. Ho scoperto che è possibile: i dubbi sono diventati certezze. Il che da un lato è meraviglioso perché so di non essere completamente folle, dall’altro fissa irrimediabilmente uno standard minimo, al di sotto del quale diventa quasi impossibile accettare un qualsiasi compromesso. Se il massimo è possibile perché dovrei accontentarmi di qualcosa meno?

mercoledì 28 marzo 2012

Amiche

Esistono amiche e amiche, quelle vere si svelano nel tempo.
Mi è capitato di incontrare persone con cui si stabiliva un’improvvisa affinità, che lasciava sperare ma che poi si risolveva nel classico fuoco di paglia.
La vita è un rapido alternarsi di idee, momenti belli e brutti, emozioni, speranze e frustrazioni. Le amiche sono quelle con cui riesci a condividerli tutti. Sono al tuo fianco al di là del fatto che tu abbia ragione o torto, che tu stia sbagliando o facendo la cosa giusto. Magari ti strillano dietro ma sono pronte a raccoglierti quando cadi. E soprattutto sono felici di gioire con te quando sei felice.
Perché se è difficile trovare chi ti sostenga quando le cose non vanno bene, è ancora più raro chi sia pronto a condividere la tua gioia. Quanto è facile commiserare e sentirsi grandi nell’offrire una spalla, per poi annegare nell’invidia. Ci sono poi coloro che più che un’amica cercano un centro d’ascolto. Liquidano la tua vita in due battute e si lanciano in lunghi monologhi sulla loro.
Sulla distanza quelle vere si riconoscono. In confidenze ed intimità che si consolidano nel tempo, in dimostrazioni sottili della loro presenza, nell’esserci sempre, nel farti da specchio per permetterti di capire cosa vuoi, nel ridere come pazze di fronte ad un caffè. Ho avuto la fortuna di incontrare alcune di queste creature straordinarie, le ho scoperte negli anni.
I fidanzati vanno e vengono, le amiche vere sono per sempre.